Europeisti e sovranisti si sfidano ogni giorno ma è tutta una farsa. In realtà, industriali, banchieri e politici vogliono per loro, e a sostegno dei loro affari, soldi freschi dai loro fratelli europei. I contrasti sono sul quanto e sul come farseli dare.
All’ultimo Consiglio Europeo, riunione dei capi di stato e di governo europei, tenutosi il 23 aprile scorso, i rappresentanti la borghesia italiana si son presentati un po’ meno spavaldi, ma sempre decisi a batter cassa. Alla riunione dei ministri economici del 9 aprile avevano quasi battuto i pugni sul tavolo, “questi sono 4 soldi ve li potete tenere”, aggiungendo un “occorre ben altro”. I 4 soldi sono rimasti esattamente gli stessi di prima, e alle stesse condizioni, sono stati adesso solo ratificati all’unanimità dal consiglio europeo come richiesto dai trattati europei. Anche da Giuseppe Conte che aveva dapprima minacciato il veto italiano, se non fossero andati insieme ai coronabond (il ben altro), ma poi l’aveva ritirato adducendo che non lui bensì “altri paesi in Europa”, “La Spagna ha dimostrato di essere interessata”, cui evidentemente Giuseppe non ha voluto far torto. Una ennesima cialtroneria della borghesia italiana e dei suoi rappresentanti che in Europa non sappiamo ancora come fanno a sopportare.
PRENDI I SOLDI E SCAPPA
I quattro soldi in estrema sintesi sono: Mes (240 Mld), Bei (200 Mld) e Sure (100 Mld) che messi tutti assieme fanno 540 miliardi di euro da spartirsi tra i 27 paesi europei. E nel cappello di Conte ne finirebbero una ottantina di miliardi, con proprio quelli del più discusso Mes (36 Mld per l’Italia) ad essere gli unici disponibili subito.
Ciononostante adesso in Italia vanno cianciando che nel Nord Europa hanno finalmente capito – grazie a loro – come sia «necessario e urgente» proprio quel “ben altro” che, dopo eurobond, coronabond, ricostruzione bond, recovery bond, perpetual bond, ora viene chiamato “recovery fund”, fondo per la ripresa. E sta a vedere che il grande capitale europeo non aspettava altro che il piccolo avvocato italiano Conte per farsi dettare le necessità economiche, dall’alto dei conti assolutamente fuori controllo dello Stato italiano e non sapendo più come raggranellare i soldi da dare a padroni e padroncini italiani, i primi in realtà che si sono messi con il cappello in mano. Tant’è che già da dopo la prima riunione del 9 aprile hanno cominciato a dire a Conte di prenderli quei 4 soldi che vengono dall’Europa. Si chiamassero Mes per spese sanitarie, con condizionalità o meno, da restituire fra un anno o due, sempre denaro è. Comunque utile per coprire, almeno in parte, le uscite che lo Stato italiano sta accumulando mese dopo mese. E se anche sono prestiti, in ogni caso avranno un interesse inferiore a quello che si trova a pagare oggi il Tesoro italiano, ad ogni asta di Btp. Il 21 aprile, ad esempio, lo Stato italiano, in una emissione di titoli per raccogliere 16 miliardi, si è trovato costretto a dover pagare un interesse dell’1,93% sui Btp a 5 anni e del 3,13% sui Btp a 30 anni, quando solo due mesi fa, nei primi mesi dell’anno il tasso medio sulle varie scadenze era dello 0,45%, quindi 4-5 volte di meno, e non si sa cosa come andrà a finire da qui a fine anno.
MA CHI CI METTE I SOLDI VUOL DIRE LA SUA SU COME SI SPENDONO
È invece stata una Merkel lucida e concreta, in un parlamento tedesco che ha applaudita senza distinguo, a chiarire come stanno per il momento davvero le cose, e l’ha fatto proprio il giorno prima del Consiglio Europeo del 23 aprile. Ha chiesto al Bundestag di approvare rapidamente le tre risorse (Mes, Bei e Sure) che il giorno dopo sarebbero state ratificate dal Consiglio Europeo, per poi ricordare alle borghesie di tutta Europa che altre strade, oltre ad essere lunghe e impervie poiché non previste dagli attuali trattati, richiederebbero almeno l’onestà di riconoscere che “se i soldi vengono raccolti in comune, altrettanto di comune accordo devono essere le decisioni di come spenderli”. Come dire ai politici italiani: state freschi se pensate di raccogliere denaro a tassi irrisori grazie al nostro rating tripla A, per poi usarli come vi pare distribuendoli ai vostri padroni, che qua presentate e rappresentate come pezzenti. I quali, notoriamente, dopo che se li sono intascati, al primo cenno di crisi, li fanno completamente sparire nel nulla.
I
SOLDI DEL MES
Vediamo
allora cosa sono e quanti sono i soldi per la borghesia italiana che
l’Europa ha messo a disposizione. Dicevamo che si tratta di 3
diversi fondi. Il primo è quello del famoso Mes,
altrimenti detto fondo salva stati, istituito nel 2012 proprio per
far fronte, dopo la crisi del 2008, ad eventuali difficoltà degli
stati a raccogliere denaro sui mercati finanziari ed evitare loro la
bancarotta. Della sua capacità di prestito complessiva per 500
miliardi, a seguito della crisi da pandemia, è stato deciso che 240
Mld potranno essere richiesti dai singoli stati per affrontare
l’aumento di “spese sanitarie dirette ed indirette”, per un
limite di spesa massimo del 2% del pil. All’Italia pertanto ne
spetterebbero 36 miliardi. E qui vengono i primi problemi, poiché
nel solo mese di marzo le maggiori spese sono previste in almeno 50
miliardi. Ecco spiegata la “necessità e l’urgenza” italiana.
Si dirà, ci sono gli altri due fondi del pacchetto.
I
SOLDI DEL SURE
Anche
il Sure
non
ha bisogno di ulteriori approvazioni tra i capi di Stato, ma in
questo caso è tutt’altro che disponibile. Il meccanismo presenta
la solita complicazione finanziaria della leva: vengono raccolti 25
miliardi tra i vari stati e con questo “sottostante” si arriva
alla emissione di titoli per raggiungere i 100 miliardi previsti dal
fondo. Il fondo Sure, quando avrà raccolto il denaro, lo potrà
quindi prestare agli stati membri per coprire sussidi di
disoccupazione e cassaintegrazione. La sua disponibilità è quindi
oggi più teorica che pratica poiché i vari parlamenti devono ancora
votare il versamento del capitale sottostante. La Merkel ha esortato
il Bundestag ad approvare rapidamente, vedremo quanto ci metterà il
parlamento della borghesia italiana così tanto europeista. In ogni
caso l’ammontare del prestito per l’Italia è per circa 15
miliardi. Nella migliore delle ipotesi, qualora arrivassero, insieme
alla quota del Mes, servirebbero a coprire le maggiori uscite del
solo mese di marzo, si stima che un solo mese di cassintegrazione
corrisponda alla stessa cifra di 15 mld. E già siamo nel
terzo
mese di pandemia.
CI
SONO ANCHE I SOLDI DELLA BANCA EUROPEA
PER
GLI INVESTIMENTI
200
mld per tutta Europa, 32 mld quelli per l’Italia. Anche in questo
caso parliamo di prestiti che dovranno essere restituiti, ma in
questo caso a usufruirne sono direttamente le imprese. La cifra è
ragguardevole quasi pari a quella del Mes, ma nel dibattito politico
non se ne è quasi parlato di questi miliardi a cui i padroni possono
da tempo accedere a tasso agevolato. Forse perché trattasi di linee
di credito che non transitano tra le mani della politica. Forse, più
probabilmente, perché i padroni italiani con il cappello in mano più
che pensare a ottenere (a prestito) nuovo capitale, stanno piangendo
miseria per ottenere dallo Stato soldi a gratis, vuoi per proteggersi
dai creditori, vuoi perché non ci pensano proprio a mettere mano al
proprio patrimonio o doverlo impegnare per ottenere nuovi prestiti.
Del
quarto fondo, il Recovery
Fund
…. ci toccherà forse parlarne nei prossimi mesi. Ad oggi di
concreto non c’è nulla, tranne la stratosferica cifra di 1500-2000
mld e le parole della Merkel: «Debito congiunto con responsabilità
congiunte».
R.P.
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