Assistiamo ogni giorno alle lamentele dei padroni, dai grandi ai piccoli, sparano cifre di miliardi non guadagnati, che vogliono dal governo. Gli operai e i lavoratori poveri, loro sì, hanno perso in due mesi 27 miliardi di salari. La cassa integrazione e le varie elemosine ne dovrebbero coprire circa 10, quando arriveranno. E il resto è fame.
Caro Operai Contro,
6 milioni 750 mila operai e lavoratori
dipendenti, più di un terzo del totale sono in cassa integrazione
ordinaria da 2 mesi, molti anche di più. Il sussidio della Cig vale
circa il 60% del salario. Come si può campare con questi soldi, se
in pratica una mensilità intera si prende in 2 mesi? Chi darà a
questi lavoratori la mensilità mancante, senza la quale per tirare
avanti, devono indebitarsi, chiedere prestiti e “pagherò” da
restituire sulla fiducia?
Come se non bastasse solo 4,29
milioni di questi cassaintegrati ricevono l’anticipo della Cig
dall’azienda, i restanti 2,46 milioni devono aspettare che i soldi
arrivino direttamente dall’Inps.
Per il ritardo delle
richieste delle aziende, solo 4.149 lavoratori hanno ricevuto la Cig
in deroga (Cigd) per la casistica Covid-19, che insieme alla Cig
ordinaria potrebbero toccare dai 9,8 milioni di lavoratori
dipendenti, (Sole 24 ore, 1° aprile) ai 14 milioni di lavoratori
dipendenti (Fatto quotidiano, 31 marzo). Si ricorda che il totale dei
lavoratori dipendenti, a fine 2019 sfiorava i 18 milioni.
In
ogni caso per arrivare ad un numero così alto di cassaintegrati, il
governo avrebbe dovuto fermare le fabbriche e le attività non
indispensabili. Cosa che non è avvenuta. Forse allora il governo ha
preventivato un eventuale alto numero di cassaintegrati, per
assecondare i padroni in caso di contrazione dei mercati, per la
crisi già in atto aggravata dal Coronavirus.
Attualmente
comunque non si conosce il numero di lavoratori, per i quali le
aziende hanno fatto richiesta della cassa integrazione in deroga, che
viene estesa alle microimprese fino alle attività con un solo
dipendente. Verrebbero inclusi anche 1 milione e 100 mila mancati
rinnovi di contratti a termine, (sia a tempo pieno che part time)
altrimenti con le norme che regolano questi contratti, il 15% di
questi lavoratori dopo un breve periodo di Naspi, resterebbe poi
senza sussidi come il restante 85%.
Se operai e lavoratori
assunti regolarmente, perdono con la Cig quasi la metà del salario,
gli “irregolari” e quelli del lavoro saltuario e “a giornata”,
lo perdono tutto. Rimasti di colpo senza lavoro per il Coronavirus,
per 3,7 milioni di operai e lavoratori dipendenti in nero, non ci
sono finora sussidi che Conte aveva fatto balenare con il Decreto
Aprile non ancora varato. Per loro come per i disoccupati rimasti
senza Naspi, di cui non si conosce il numero, il governo è fermo
alla cifra di 400 milioni stanziati per i Comuni, in aiuto a questi
lavoratori, insieme alla povertà che aumenta anche fra i 6 milioni
di senza lavoro che l’Istat classifica come “ disoccupati” e
“inattivi”.
Chi chiederà a nome degli operai un
risarcimento sulle perdite da coronavirus?
Non si pongono certo
il problema i partiti in Parlamento. Né per i lavoratori in
difficoltà estrema da mesi senza lavoro e senza sussidi, né per i
lavoratori che con la Cig, s’impaludano sempre più nella
povertà.
In Parlamento destra e sinistra, rappresentanti delle
classi imprenditoriali strepitano e battono i pugni ottenendo
montagne di soldi per padroni e borghesi grandi e piccoli. Un esempio
per tutti sono i 500 miliardi che le aziende possono prendere dalle
banche, perché è lo Stato che garantisce. Sono tutti d’accordo
nel chiedere tanti soldi ai padroni, a fondo perso o con interessi
irrisori da restituire in 30 anni partendo dopo i primi 2.
Né
il sindacato chiede ai padroni l’integrazione della Cig al 100% del
salario. Invece di rivendicare che i padroni attingano ai loro
profitti accumulati, anche il sindacato confederale in prima fila
chiede che il governo dia tanti soldi ai padroni ed a condizioni
super agevolate. E’ lo stesso sindacato che con gli accordi con i
padroni per la riapertura delle fabbriche, ha avallato l’alibi che
il governo aveva fornito alle aziende, per aggirare la chiusura delle
attività non indispensabili con un’autocertificazione al
Prefetto.
Landini chiede che i prestiti ai padroni siano
subordinati alle aziende che s’impegnano a non licenziare.
Non
si fida che i padroni rispettino il decreto, che vieta i
licenziamenti dal 23 febbraio al 15 maggio. Teme e non solo lui, che
se i padroni sfacciatamente non rispettano anche questa disposizione,
allora anche gli operai possano decidere le proprie regole, la
proprio strada contro padroni, governo e la loro legge della giungla
per assicurarsi i profitti.
Saluti Oxervator
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