Operai, la borghesia il 25 aprile si tolse per necessità, costretta dalle nostre lotte, la camicia nera e indossò il doppio petto. Cambiò la forma del potere ma non la sua natura, di essere una dittatura dei padroni sugli operai.
Gli operai sono stati gli
artefici principali nella lotta contro il nazifascismo. Nel 1940 con
scritte sui muri contro la guerra e sabotaggi nelle fabbriche, nel
1942 iniziarono a scioperare contro la guerra, la repressione e i
salari da fame. Nel 1943 gli operai dal nord al sud furono artefici
di lotte memorabili; le lotte operaie costrinsero, il 25 luglio 1943,
il boia Mussolini a dimettersi. Il Re diede l’incarico al generale
Badoglio di formare un governo (appoggiato dalla monarchia, dalla
chiesa e dall’esercito) che era composto da sei militari, due
prefetti, sei funzionari e due consiglieri di stato, esso rimase in
carica dal luglio del 1943 fino al 17 aprile del 1944. In questi nove
mesi il governo continuò a rispondere con violenza alle lotte
operaie, ci furono più di cento operai morti e circa 600 feriti, un
bilancio tragico di una dittatura militare che aveva fatto presidiare
più volte le fabbriche con l’artiglieria. Morte, carcere e torture
non fermarono la volontà di lotta degli operai che combattendo il
nazifascismo entrarono in collisione aperta con il governo Badoglio,
attendista. Il PCI, che aveva negli anni della clandestinità
organizzato le lotte degli operai, ora non si mise alla testa della
tensione degli stessi operai che volevano farla finita col
capitalismo nelle diverse forme politiche che si presentava, non
favori l’estensione delle proteste popolari, ma cercò
affannosamente un’intesa con gli ambienti monarchici.
L’otto
settembre 1943 Badoglio firmò l’armistizio e la resa
incondizionata con gli alleati. La borghesia, spaventata dalla
determinazione degli operai, che non si accontentavano di essersi
sbarazzati del fascismo ma volevano costruire una società senza
sfruttatori, iniziò a guardarsi intorno per ingabbiare le lotte. Il
nove settembre i partiti “antifascisti”, DC, PCI, PSI, PLI, PDA,
DL, costituiscono il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale), non è
un caso che dal punto di vista della composizione di classe ne
prendono parte avvocati, ingegneri, economisti, giornalisti. Gli
operai, artefici principali della lotta al nazifascismo, non avevano
nemmeno un rappresentante, anche il PCI che aveva due esponenti nel
comitato non li rappresentava più, la piccola borghesia e
l’aristocrazia operaia avevano preso il sopravvento, spaventate da
un possibile sviluppo rivoluzionario della nova fase avevano portato
il partito al compromesso con i capitalisti e i loro rappresentanti
politici. Era manifesto il processo di imborghesimento del partito.
Gli operai vennero estromessi anche quando si formò la commissione
per scrivere la “Costituzione più bella al mondo”, tutta
sbilanciata a favore della borghesia e dei carnefici fascisti, un
vero e proprio boccone avvelenato per gli operai. Ancora nel 1960, su
64 Prefetti di prima classe in servizio, ben 62 erano stati
funzionari degli interni durante la dittatura fascista e su 241 Vice-
Prefetti, tutti, indistintamente, avevano fatto parte
dell’amministrazione dello stato negli anni del fascismo. Inoltre,
su 135 Questori, 120 avevano fatto parte della polizia fascista e su
139 Vice-Questori, solo 5 risultavano aver contribuito in qualche
modo alla lotta di liberazione. Carabinieri e Magistrati passarono
tutti a servire la nova forma politica che aveva assunto la schiavitù
economica degli operai.
Operai, abbiamo subito guerre,
macerie, morte, torture e galere sotto il fascismo, la stessa cosa
abbiamo continuato a subire sotto la dittatura economica dei ricchi.
Inizia la strategia della tensione politico-mafioso e fascista: a
Portella della Ginestra il 1° maggio 1947 vengono uccisi 14 operai e
circa 30 furono feriti;a Modena il9 gennaio 1950 sei operai morirono
e circa 200 furono feriti mentre lottavano contro i licenziamenti; a
Reggio Emilia il 9 luglio 1960 cinque operai furono uccisi durante
una manifestazione e circa 50 furono feriti. La lotta di classe sotto
la dittatura economica dei padroni è lastricata di stragi (Milano,
Brescia, Italicus, Bologna, Firenze via dei Georgofili, ecc.) nelle
piazze e sul lavoro: nelle piazze circa 1700/2000 morti uccisi
dall’apparato repressivo, sul lavoro circa 200.000 mila operai
sacrificati al Dio profitto. Mancano solo le macerie provocate dalle
guerre scatenate dal sistema capitalista per uscire dalla crisi
economica.
Operai, non possiamo restare ancora a lungo a
guardare il capitalismo che fa bancarotta, ci butta in miseria e ci
trascina come ha fatto nel passato in guerre fratricide.
Organizziamoci in modo indipendente senza delegare nessuno alla
difesa dei nostri interessi, non permettiamo che la piccola
borghesia, rovinata dalla crisi, ci strumentalizzi come ha fatto nel
passato per riavere i privilegi persi. Diventiamo artefici del nostro
destino o rimarremo schiavi per sempre. Operai, costruiamo il nostro
25 aprile: liberiamoci dalla schiavitù del lavoro salariato.
A.L.
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