LE FABBRICHE NON ESSENZIALI DI PIACENZA VOGLIONO RIAPRIRE. GLI INFERMIERI: “SE LO FANNO SCIOPERIAMO”

Una minaccia seria del personale sanitario iscritto ai sindacati confederali. In controtendenza rispetto ai loro soci delle categorie industriali che permettono ovunque di riaprire le fabbriche con accordi sulla sicurezza sul lavoro che sono solo foglie di fico.
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Una minaccia seria del personale sanitario iscritto ai sindacati confederali. In controtendenza rispetto ai loro soci delle categorie industriali che permettono ovunque di riaprire le fabbriche con accordi sulla sicurezza sul lavoro che sono solo foglie di fico.


Dal sito fanpage.it

Le fabbriche non essenziali di Piacenza vogliono riaprire. Gli infermieri: “Se lo fanno scioperiamo”

Se le attività produttive non essenziali riapriranno prima della fine dell’emergenza gli infermieri degli ospedali della provincia di Piacenza in segno di protesta fermeranno il loro lavoro. L’hanno annunciato i sindacati Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl, preoccupati dalla richiesta di riapertura di alcune fabbriche, che in questi giorni si sono appellate alla Prefettura di Piacenza.

Se le attività produttive non essenziali riapriranno prima della fine dell’emergenza gli infermieri di Piacenza in segno di protesta fermeranno il loro lavoro. Non hanno mezzi termini alcuni operatori sanitari iscritti ai sindacati Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl del capoluogo occidentale dell’Emilia, preoccupati dalla richiesta di riapertura di alcune fabbriche, che in questi giorni si sono appellate alla Prefettura di Piacenza.
Come spiegano le organizzazioni sindacali in un appello pubblico rivolto ai cittadini, ai sindaci della Provincia e al Prefetto di Piacenza, Maurizio Falco, gli operatori sanitari hanno “fatto l’impossibile per tutelare la salute di tutti i cittadini, nessuno escluso, anche di coloro che si sono messi a rischio, in barba a decreti e provvedimenti”.
E ancora: “Siamo rimasti in corsia, non abbiamo mollato, abbiamo fatto appelli, sono state rilasciate interviste per far capire l’eccezionalità dell’emergenza che ha colpito il nostro territorio e negli ultimi giorni ci siamo illusi di avercela quasi fatta, il messaggio sembrava passato: la pericolosità di questa epidemia era stata compresa, cominciavamo ad avere un po’ di respiro. Sembrava la fine di una strage senza precedenti. Ora queste autorizzazioni ci fanno temere un pericoloso colpo di coda: non siamo ancora in fase di ripresa, stiamo ancora risolvendo la fase di picco! Davvero vogliamo vanificare gli sforzi? Davvero vogliamo correre il rischio di dover affrontare una nuova fase di emergenza con ripercussioni ancora peggiori sul sistema sanitario e sull’economia? State a casa, fermate le attività ancora per qualche giorno. Invertite la rotta o saremo noi infermieri a fermarci”.
Davide Falcioni

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