IL CORONA VIRUS HA SCOPERCHIATO IL CAPITALISMO. RIFLESSIONI SU UNA PANDEMIA GLOBALE

La pandemia del corona virus ha messo in evidenza le contraddizioni del capitalismo in modo ancora più marcato del (presunto) terrorismo internazionale: tutte le abitudini, i modi di vivere e le certezze del cosiddetto mondo civile sono state sconvolte.
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La pandemia del corona virus ha messo in evidenza le contraddizioni del capitalismo in modo ancora più marcato del (presunto) terrorismo internazionale: tutte le abitudini, i modi di vivere e le certezze del cosiddetto mondo civile sono state sconvolte.
Di questo voglio parlare, delle profonde carenze e contraddizioni che questo sistema socioeconomico ha evidenziato, soprattutto per le fasce più deboli della società.


 

La (presunta) eccellenza della sanità italiana.
All’inizio della diffusione del virus nel Nord Italia tutti i commentatori che si succedevano nei talk show televisivi elogiavano la sanità italiana, e quella lombarda in particolare, capace di arginare e neutralizzare qualsiasi emergenza sanitaria, compreso il nuovo virus. Quante balle ci raccontano! Solo chi ha avuto problemi di salute può sapere come stanno le cose, solo se hai i soldi è possibile accedere ai servizi sanitari. Così se devi fare una visita o un esame, la lista di attesa di mesi nelle strutture pubbliche si annulla appena pronunci la parolina magica “ma a pagamento?”, Solo allora si aprono tutte le porte, chiaramente nelle strutture private, questa è la realtà.
Quando il virus è iniziato a propagarsi e la sanità del Nord ha iniziato a mostrare le prime criticità, tutti, ma proprio tutti hanno criticato il finanziamento delle cliniche private e il ridimensionamento dalla sanità pubblica fatto negli anni passati, anche da parte dei fautori di queste politiche. In verità il ridimensionamento della sanità pubblica rispetto a quella a gestione privata, si è prodotta nelle scelte dei gruppi di gestione del servizio sanitario nazionale, allettati dal poter fare profitti sulla pelle dei malati. Così hanno imposto che tutto deve essere sottoposto alle legge del profitto, compresa l’assistenza sanitaria, con la scusa del controllo della spesa pubblica. Tesi cavalcata alla grande da tutti i (finti) sostenitori della sanità pubblica. La sanità asservita al profitto ha sacrificato soprattutto i servizi sul territorio, con la scusa della razionalizzazione: i posti letto degli ospedali sono stati decimati, ma anche i pronto soccorsi, i punti nascita e le terapie intensive, quelle che sarebbero servite in questa situazione. Tutti servizi in perdita che non possono fornire profitti e per questo sono stati fortemente ridimensionati, pur rimanendo pubblici. Allora io chiedo agli esaltatori della sanità italiana, è eccellente un servizio sanitario che garantisce, al massimo, 6 mila posti di terapia intensiva su una popolazione di 60 milioni di abitanti, ma pullula di cliniche private che pensano solo ad incassare soldi pubblici? È efficiente la tanto decantata sanità lombarda che è andata in tilt perché non è riuscita a garantire la terapia intensiva a qualche migliaio di malati? È efficiente una sanità che costringe i medici e infermieri a turni massacranti e senza le adeguate protezioni? Infine dove sono finite tutte le infrastrutture sanitarie private, perché non vengono requisite da coloro che, a parole, sostengono la sanità pubblica? L’Italia, però, è in buona compagnia visto che tutti i servizi sanitari dei cosiddetti paesi civili sono in affanno, tranne poche eccezioni come la Germania dove le terapie intensive sono il triplo dell’Italia.

La brutalità dell’economia fondata sul profitto
la pandemia del coronavirus ha avuto il merito di mettere a nudo tutta la brutalità della cosiddetta economia di mercato: tutto è subordinato al profitto e alle sue leggi, anche la vita delle persone. Dall’inizio dell’epidemia in Cina era chiaro che questo era un virus con elevata capacità di propagazione, ma necessita di un contatto diretto e prolungato tra le persone. Quali sono le maggiori occasioni di contatto prolungato? I luoghi di svago, la scuola e il lavoro, è elementare! Mentre, però, è stato facile chiudere le scuole e proibire i luoghi di assembramento, la borghesia si è sempre opposta alla chiusura delle fabbriche e il governo conte ha obbedito ai dettami della confindustria. L’Italia, però, è in buona compagnia, nessun paese occidentale è disposto a chiudere le fabbriche e il virus si sta diffondendo in modo esponenziale nel mondo. Questa pandemia ha messo a nudo cosa conta nel nostro sistema economico, il profitto, punto, per questo non si possono interrompere le attività lavorative che lo generano.
Il confronto con la gestione della epidemia con la Cina è improponibile. All’inizio le borghesie occidentali si fregavano le mani perché la borghesia di stato in Cina si stava dando la zappa sui piedi poiché stava trattando un’epidemia tutto sommato circoscritta con mezzi e misure esagerate e stava affossando la sua economia. Quello che gli Usa non erano riusciti a fare con i dazi, lo stava ottenendo questa epidemia che sembrava lontana e circoscritta. Per inciso, non considero la Cina il migliore dei mondi possibili e neanche un paese socialista. Siamo di fronte ad un capitalismo che ha ancora un’economia pianificata a completo controllo statale, dove il capitale fondiario è per la maggior parte statale. Ed è questo che ha fatto la differenza! La dirigenza cinese ha potuto decidere dall’alto, sopra le particolari esigenze e necessità di ogni capitalista singolo, che era necessario, per salvaguardare gli interessi economici collettivi di tutti i capitalisti, difendere la salute dei suoi abitanti, della sua forza lavoro messa in pericolo dal coronavirus. E lo ha potuto fare in virtù della sua economia centralizzata e a controllo statale! Così quando ha capito che era comparsa una nuova malattia ed aveva una crescita esponenziale, tutta la nazione si è mossa per arginare il problema: si sono costruiti nuovi ospedali, dedicati solo alla cura dei malati covid-19, si sono isolati i focolai annullando i movimenti interni, chiudendo da subito la quasi totalità delle fabbriche e le attività produttive, quello che nessun paese occidentale vuole fare! L’OMS (organizzazione mondiale della sanità) ha elogiato la Cina per la gestione della pandemia: una gestione a maglie larghe, all’italiana o all’europea per intenderci, avrebbe prodotto centinaia di migliaia di morti, e contagiato milioni di cinesi! Il mondo dovrebbe essere grato alla Cina, ha apostrofato l’OMS.
All’Italia e all’Europa sarebbe bastato copiare la Cina, visto che quando il virus è uscito al di fuori dai confini cinesi, questa nazione stava vincendo la sua battaglia. L’Italia ha invece cercato di isolare e rallentare il contagio imponendo alla popolazione di non uscire, stare a casa, ma le fabbriche sono rimaste aperte. Una vera cavolata che ha permesso al virus di diffondersi in modo esponenziale! Cosa serve chiudere la gente a casa se poi si deve uscire per andare a lavorare? E adesso ci troviamo nella situazione di aver avuto il doppio dei morti della Cina e tutti i paesi che ci stanno dietro come diffusione del virus, tutto questo, anche, per non rinunciare al profitto, questo e’ il capitalismo della libera iniziativa.
C’è un risvolto di questa pandemia: la ridotta circolazione delle auto, dei mezzi di trasporto, e la riduzione di molte attività economiche stanno migliorando notevolmente la qualità dell’aria in molte aree del mondo, compresa la pianura padana. Anche l’anidride carbonica immessa nell’atmosfera sarà molta di meno, ci sarà un minor effetto serra quest’anno a causa di questa pandemia. Forse di tante produzioni non ne abbiamo bisogno. Si può produrre di meno, solo il necessario, e lavorare di meno e stare tutti meglio. Ma qui il problema è superare una produzione fatta solo per fare profitti.
Pietro Demarco

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