INTERVISTA AD UN OPERAIO DELL’AVIO AERO DI POMIGLIANO D’ARCO

In Avio abbiamo già avuto due casi di corona virus. Da quel momento le preoccupazioni sono diventate paura, per noi e per i nostri familiari.
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In Avio abbiamo già avuto due casi di corona virus. Da quel momento le preoccupazioni sono diventate paura, per noi e per i nostri familiari.

Le lavorazioni che facciamo non ci costringono tutti a lavorare vicinissimi, però ogni mattina entriamo nello spazio ristretto della fabbrica almeno in 1300. Spogliatoi, mensa, bagni. Sono luoghi che frequentano tutti. E poi non ti sposti mai? Il contatto con gli altri è obbligato, non lo puoi evitare.

Dopo i decreti governativi a maglie larghe varati dal governo, l’azienda ci ha detto che le misure di sicurezza sono assicurate. Quali misure di sicurezza? Un po’ di disinfettante, un paio di guanti e qualche mascherina per chi lavora a meno di un metro? Cosa rappresentano rispetto all’epidemia di questa portata? Niente. Ma in realtà neanche questo ci viene assicurato. Pochi giorni fa il disinfettante per pulire la postazione ci è arrivato a turno di lavoro già abbondantemente iniziato. Le mascherine non ci toccano anche se tutti le utilizziamo, ma le nostre, perché quasi nessuno lavora a meno di un metro di distanza. Sui guanti è una barzelletta. Ultimamente ce ne hanno dato uno ciascuno, non un paio, ma letteralmente uno, o per la mano sinistra, o per la destra, con la scusa che la fornitura ancora non era arrivata.

In questa situazione noi vogliamo stare a casa, come fanno tutti gli altri. Ma l’azienda se ne frega, tanto chi comanda sta a casa, in qualche rifugio di lusso come Berlusconi. La legge dà ragione all’azienda. I decreti di Conte sono un cappio alla gola per noi operai. L’azienda ha le spalle coperte. L’unica difesa è lo sciopero.

Da martedì nello stabilimento è sciopero, l’abbiamo richiesto noi operai e la FIOM e la FAILMS ci hanno dato la copertura. Siamo in sciopero per quattro giorni. UILM FISMIC e UGL non partecipano. Per loro dentro lo stabilimento è tutto a posto. Lunedì hanno partecipato a un sopralluogo dei reparti con qualche dirigente e ci hanno fatto sapere che non ci sono problemi. La sicurezza è assicurata.

In questi giorni di sciopero la fabbrica non è vuota, su 1300, entrano intorno ai 250, tenendo presente che 130/140 di loro sono interinali, più schiavi degli schiavi. Tramite i sindacalisti che apertamente la sostengono, l’azienda ci ha fatto sapere che i passaggi di livello, i premi, gli aumenti salariali saranno assicurati, perché la dirigenza aziendale non dimentica chi “a spregio del pericolo” è venuto a lavorare anche con l’epidemia che ci aggredisce. Non sai se ridere o piangere.

L’azienda ci ha fatto sapere anche che la nostra produzione non è inutile, ma anzi, è importantissima per questa fase perché produciamo pezzi per la costruzione di aerei da trasporto merci, i cargo, che appunto servono per trasportare roba utile in un periodo come questo. In realtà qualche compagno più informato ci dice che stiamo producendo pezzi per il Boeing che serve al trasporto passeggeri.

Perché produrre roba inutile, che ora sicuramente non serve e non si vende? Per questi vale sempre la stessa regola: produzione mancata è produzione persa. La mettono a terra, poi sempre si venderà.

Siamo in un vicolo cieco. Quanto dureremo con lo sciopero? Quanto dureremo con ferie, un po’ di malattia e qualche altro modo per rimanere a casa? Senza una sollevazione generale contro i decreti del governo che coprono le spalle alle aziende, non molto, e poi torneremo a sudare freddo in fabbrica .

Intervista rilasciata il 19 marzo 2020, davanti ai cancelli dell’Avio di Pomigliano D’arco

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