TUTTO INIZIA DOVE VIVERE DIVENTA INSOPPORTABILE, CARCERI IN RIVOLTA

C'era da aspettarselo che l'epidemia di coronavirus avrebbe fatto esplodere le contraddizioni sociali che si vanno accumulando in questi lunghi anni di stagnazione e crisi
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C’era da aspettarselo che l’epidemia di coronavirus avrebbe fatto esplodere le contraddizioni sociali che si vanno accumulando in questi lunghi anni di stagnazione e crisi.

Finora l’unico sintomo in superficie di questo lento accumularsi di forze esplosive sono state le mutevoli e cangianti fortune politiche dei vari partiti e movimenti che si sono succeduti sul teatrino della politica. Per il resto, solo un’apparente calma piatta, un silenzio assordante che accompagna da anni le scelte scellerate, antioperaie ed antipopolari, dei vari governi. Ma l’epidemia scuote l’assetto esistente. Spinge ad interrogarsi sul senso vero di quei processi di “razionalizzazione” della spesa pubblica, che avevano l’unico obiettivo di ridurre la spesa sanitaria e di favorire la sanità privata.
Ora che abbiamo il rapporto posti letto/popolazione tra i più bassi in Europa, ora che l’ondata di ricoveri d’urgenza sta mettendo in ginocchio le strutture di emergenza, si fa strada il timore che l’esasperazione della popolazione possa montare contro chi è responsabile di tutto questo.
L’acuirsi delle contraddizioni sociali si manifesta all’inizio nei punti più deboli della catena, dove gli attriti sono più forti. In questo caso le carceri. Erano anni che non avevamo rivolte di massa nelle carceri. Al massimo avevamo la catena di scioperi della fame, che coinvolgevano solo una minoranza dei detenuti. In questo momento invece 27 istituti penitenziari sono in rivolta.
In rivolta, non una semplice protesta. Come negli anni ’70, i detenuti salgono sui tetti, devastano le celle, incendiano le suppellettili, sequestrano i secondini, si scontrano con le forze speciali della polizia penitenziaria. Viene alla luce con il fumo degli incendi una realtà che a lungo si è tenuta nascosta. La stragrande maggioranza dei detenuti proviene dagli strati più poveri e miserabili della società, molti sono stranieri. In questi anni è cresciuta a dismisura la politica repressiva nei loro confronti. Molti politici hanno fondato i successi della loro personale carriera proprio su questo. Più si era forcaioli e più si è importanti.
La realtà è che abbiamo carceri sovraffollate e i governanti se ne fregano di dover pagare le multe che ci commina l’UE per trattamenti disumani. Ma con il coronavirus i nodi vengono al pettine. Il pericolo di un contagio nelle carceri sovraffollate è alto. Logica vorrebbe che si concedessero misure alternative di detenzione o addirittura un indulto o amnistia per i detenuti per reati meno gravi, al fine di decongestionare le prigioni. Ma potrebbe mai un governo manettaro fare una cosa simile? Potrebbe mai sostenere una simile richiesta una opposizione ancora più reazionaria? Certo la Meloni non ha avuto vergogna di votare in parlamento che Ruby era la nipote di Mubarak, e non ha neanche vergogna nel chiedere l’uso dell’esercito per sedare le rivolte. E allora cosa ha pensato di fare il governo per evitare il contagio? Vietare le visite dei parenti. Una misura punitiva e repressiva.
Il carcere non resta così isolato dall’esterno. Ci saranno sempre persone, dalle guardie carcerarie, agli educatori, ai giudici, agli avvocati, agli addetti alle pulizie ed ai servizi, ecc., che dall’esterno vi entreranno e nelle celle affollate il contagio, se arriva, sarà esplosivo. Di fronte all’ottusa e repressiva politica del governo, nessuna mediazione è stata più possibile e sono scattate le rivolte. Partecipare ad una rivolta significa perdere immediatamente il diritto di godere delle varie concessioni che il sistema penitenziario ha escogitato per tenere divisa e tranquilla la popolazione carceraria. Questo sistema di ricatti e premi ha retto per anni, ma oggi è miseramente saltato.
I reazionari, però, non si smentiscono mai. La prima risposta a questa esplosione di proteste è stata violentemente repressiva. Nel carcere di Modena ben 6 morti, altri due in altri penitenziari. Confusione regna sulle cause della morte di questi carcerati rivoltosi e sono davvero poco credibili le versioni ufficiali. L’illusione di fermare la rivolta con la forza però è subito svanita. Altri penitenziari si sono uniti alla lotta.
A.V.

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