UNA VITTORIA DI PIRRO, GLI OPERAI HANNO VOTATO NO

Piaggio Pontedera. Referendum sul contratto aziendale. I SI superano i NO 993 a 605, ma la realtà del voto dice che gli operai bocciano in blocco l’accordo che passa solo col voto in massa degli impiegati al caldo in ufficio, dietro le scrivanie.
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Piaggio Pontedera. Referendum sul contratto aziendale. I SI superano i NO 993 a 605, ma la realtà del voto dice che gli operai bocciano in blocco l’accordo che passa solo col voto in massa degli impiegati al caldo in ufficio, dietro le scrivanie.


Le burocrazie sindacali di CGIL –Cisl e Uil ci hanno abituato da decenni, nella firma degli accordi, al consueto rituale trito e ritrito. Prima firma di un’ipotesi di accordo con i padroni da parte delle gerarchie sindacali, in seguito conferma passiva con referendum da parte degli operai sfiancati.
Funzionari sindacali provinciali, regionali e nazionali sono sempre refrattari a recepire qualsiasi proposta dei delegati operai anche in fase di trattativa. Il loro punto di riferimento è facilitare la produttività ed il profitto, rendendo operative tutte le misure richieste dal padrone.
Ad essere buoni sono compiacenti, del resto l’alternativa per loro sarebbe tornare a sputare sangue in produzione, tornare alla schiavitù della linea.
Ogni tentativo di messa in discussione dell’ipotesi dell’accordo da parte degli operai sia prima della firma che al voto in fabbrica è stato sempre scoraggiato, a volte pesantemente da Cgil, Cisl e Uil. La costituzione di “Comitati per il No” all’accordo, possibile per regolamento, raramente si è potuta realizzare.Anche alla Piaggio di Pontedera il canovaccio era già stato scritto. Le dirigenze di Fiom,Fim e Uilm, come al solito e senza nessuna eccezione, davano per scontato che la firma dell’accordo integrativo sarebbe stata una tranquilla passeggiata.
Stavolta hanno fatto male i loro conti!
Quasi la totale maggioranza dei delegati operai Fiom, cinque su sette, entra nel merito dell’integrativo chiedendo di discutere l’accordo, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei sabati lavorativi, la quantità e modalità dei contratti a termine ed interinali. Contestano anche la parte economica dove il premio viene drasticamente ridotto della metà, soprattutto per i livelli operai più bassi, vincolandolo comunque alla presenza. Concedendo al padrone un ulteriore potere di divisione con l’uso della cassa. Dopo averne discusso con gli altri lavoratori iscritti la maggioranza deli delegati operai Fiom indicono lo sciopero.
I delegati Fiom di fatto, convocando lo sciopero contro questa ipotesi di accordo, aprono una vertenza non solo contro i padroni della Piaggio ma aprono anche un contenzioso con i sindacalisti compiacenti che sono orientati, senza ascoltarli, ad avallare le richieste della Piaggio. Il tentativo di rappresaglia da parte dei provinciali, per fare rientrare il dissenso, non si fa attendere, con la richiesta di espulsione di 17 operai e delegati iscritti alla Fiom e promotori dello sciopero.
Intanto, solo alcuni giorni prima del referendum (si vota dal 12 al 14 febbraio) si costituisce il “Comitato per il NO” e considerate le scelte settarie dei sindacati di base non può che venire dagli iscritti a Fiom,Fim e Uilm. Per quanto ci risulta questa è la prima volta che alla Piaggio di Pontedera si costituisce in fabbrica un “Comitato per il NO” di queste dimensioni, un segno inequivocabile che gli operai sentono la necessità di organizzarsi come tali per difendere i propri interessi concreti.
La rappresaglia, comunque, si rivela controproducente per i dirigenti Fiom, 87 operai Piaggio iscritti alla Fiom solidarizzano con i 17, comunicando la sospensione del pagamento delle quote di iscrizione. Si tratta di oltre 100 tesserati su un totale di 240 iscritti Fiom. Intanto circa 600 operai firmano un documento che appoggia il “Comitato per il NO”.
I sindacati di base, le piccole parrocchie, scelgono la neutralità dando come sempre per questo genere di consultazioni l’indicazione ad astenersi, per poi rivendicare stupidamente la paternità dell’astensionismo fisiologico. Nella vertenza Piaggio il copione si ripete. L’Unione Sindacale di Base (USB) nonostante che ad esempio l’assunzione dei precari fosse tra le principali rivendicazioni del “Comitato per il NO” decide per l’astensione, invece di unificare la forza degli operai, optando come forma di lotta per chiedere il reintegro dei contrattisti a termine un presidio sui tetti della ASL.
Lo scontro tra le due piattaforme contrapposte assume carattere pubblico, da una parte l’interesse degli operai di fabbrica dall’altra quello delle gerarchie sindacali esterne alla produzione e i padroni.
Sindacalismo operaio versus sindacalismo filo padronale e borghese!
La questione non è di lana caprina ma si pone semplicemente in questi termini: possono le donne e uomini che lavorano in fabbrica non solo esprimere liberamente la propria opinione sul regime di fabbrica ma anche decidere a maggioranza le questioni che riguardano una parte importante della loro vita? La Piaggio cercherà in tutti i modi e con tutti i mezzi a disposizione di influenzare il referendum, soprattutto ricorrendo alla mobilitazione forzata di impiegati, capi e capetti e ricattando gli operai collocati al caldo, comodi fuori dalle linee. Infatti la direzione della Piaggio ha mandato un messaggio al cellulare a tutti gli impiegati (circa 600) con largo anticipo, esortandoli a partecipare al voto.
Il referendum sotto questo aspetto dimostra tutti i suoi limiti poiché una grossa fetta dei votanti, impiegati e capi, voteranno su provvedimenti che non li riguardano minimamente. Agli operai e ai loro delegati che sono innegabilmente diventati punto di riferimento dentro la Piaggio, non rimane che consolidare ulteriormente i rapporti di forza a favore della causa operaia, coinvolgendo anche gli operai a contratto e gli interinali, per puntare sull’unico punto debole del padrone, fermare la produzione. La reazione scomposta dei dirigenti Fiom allo sciopero proclamato dai delegati è un segno evidente che quella è la strada giusta per contenere le richieste del padrone e tenere al palo il sindacalismo compromesso. La forza degli operai sta nel loro numero e la loro collocazione nel ciclo della produzione delle merci, ma senza una organizzazione capace non sono nulla e rimangono alla mercé del padrone e dei suoi servi. Alla FCA di Cassino è stato sufficiente minacciare uno sciopero di 30 minuti per turno per far fare marcia indietro ad un provvedimento che aboliva, per una settimana, la pausa mensa.

Risultato finale del Referendum
Presenti in azienda 2245
Totale Votanti 1598
Componente operaia 1048
Impiegati 550
Voti operai per il NO 605
Voti operai per il SI 443
Voti impiegati per il Si 550

Astenuti 647
Il voto operaio respinge l’ipotesi di accordo integrativo a maggioranza, formalmente l’ipotesi di accordo è approvata con i voti degli impiegati.
M.C.

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