LA PALLA DELLA RIDUZIONE DEL CUNEO FISCALE SI È GIÀ SGONFIATA

L’avevano promessa a gran voce, oggi non è più una priorità, si è ridotta ad una miseria per il 2020. Una bella presa in giro, principalmente per gli operai, che vivono con salari da fame. Caro Operai Contro,il taglio del “cuneo fiscale” doveva portare 1.500 euro annui netti in più in busta paga, pari a 125 euro al mese come media tra i salari operai e le retribuzioni dei lavoratori dipendenti, che non superano i 26 mila euro lordi annui.Questo raccontava il 2° governo Conte sul nascere, con Renzi in testa (non ancora uscito dal Pd) e Di Maio […]
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L’avevano promessa a gran voce, oggi non è più una priorità, si è ridotta ad una miseria per il 2020. Una bella presa in giro, principalmente per gli operai, che vivono con salari da fame.

Caro Operai Contro,
il taglio del “cuneo fiscale” doveva portare 1.500 euro annui netti in più in busta paga, pari a 125 euro al mese come media tra i salari operai e le retribuzioni dei lavoratori dipendenti, che non superano i 26 mila euro lordi annui.
Questo raccontava il 2° governo Conte sul nascere, con Renzi in testa (non ancora uscito dal Pd) e Di Maio per i 5 Stelle, mentre si accordavano dopo la giravolta che ha visto entrambi con i propri partiti, passare da avversari politici ad alleati di governo. Il taglio del cuneo fiscale doveva essere, insieme allo stop dell’aumento dell’Iva, uno dei capisaldi della manovra finanziaria, 1.500 euro annui da subito, con un decreto che ne avrebbe assicurato la decorrenza immediata, con tanto di “bonus befana” con l’anno entrante. Una mossa poi rivelatasi un inganno, per tacitare gli elettori dei 5 Stelle: da quelli dubbiosi a quelli restii, fino a quelli decisamente contrari all’alleanza di governo col Pd.
Fatto il governo la musica è cambiata. Il promesso taglio del cuneo fiscale, è slittato a metà 2020 o addirittura al 2021, e i 1.500 euro annui iniziali, sono già scesi a 500, beninteso sempre come promessa.
Il primo ministro Conte, assicura che il cuneo fiscale “sarà a totale vantaggio dei lavoratori”, (com’è buono lei!) intendendo con questo anche detassazioni e agevolazioni allo studio per i lavoratori autonomi, i quali a rigor di logica, col cuneo fiscale non dovrebbero c’entrare niente.
Cambiamenti sostanziali e rilevanti, dovuti al fatto che nel frattempo Renzi ha alzato il tiro, dopo aver ottenuto senza essere segretario di partito, il governo che voleva., Ora, per meglio condizionarne le scelte politiche, se n’è uscito dal Pd con una quarantina di parlamentari, (più un piccolo gruppo rimasto nel Pd per averne il polso direttamente dall’interno) dando vita a “Italia Viva”, una nuova formazione politica.
Ai 2 miliardi, pronosticati da Conte per detassare le buste paga dei lavoratori dipendenti, Renzi contrappone i 22 miliardi stanziati dal suo governo nel triennio 2015-2017, chiedendo a Conte gli stessi stanziamenti per: riconfermare gli 80 euro e per “L’intervento sull’Irap (l’integrale deducibilità dell’Irap del costo sostenuto per lavoro dipendente a tempo indeterminato, eccedente le vigenti deduzioni riferibili allo stesso costo) e la decontribuzione per le assunzioni prevista dal Jobs act”.
Come si vede, Renzi è sempre posizionato sulla linea politica di quando era lui a capo del governo e, forte del ricatto dei parlamentari su cui può contare in parlamento, vuole tirare sulla sua strada tutto il 2° governo Conte.
Per Renzi, come abbiamo visto, il cuneo fiscale è solo un pretesto come un altro, per agevolazioni e taglio delle tasse ai padroni. La Treccani ricorda che il cuneo fiscale è: “La differenza tra quanto costa un dipendente al datore di lavoro e quanto riceve al netto lo stesso lavoratore, calcolata in percentuale del salario lordo”. Una riconferma per i più scettici che il cuneo fiscale, propriamente detto, riguarda solo gli operai ed i lavoratori dipendenti.
Renzi, Di Maio, Zingaretti, i politici più in vista del 2° governo Conte, rappresentanti degli interessi borghesi, si sentono sicuri che, qualsiasi cosa dicono o facciano, non gli arriveranno mai pomodori in faccia, finché compaiono sugli schermi televisivi. Perciò promettono bellamente per poi girare la frittata come vogliono. Quando vengono invitati in qualche azienda o luogo pubblico, si guardano bene dal tornare sul luogo del misfatto. Ovvero di tornare là dove hanno fatto promesse poi regolarmente non mantenute.
Oppure se ci tornano, per non rischiare la passata fresca di pomodori con qualche uova, o peggio, arrivano con percorso e posto blindato: i presenti ben selezionati, le riprese televisive anch’esse teleguidate al sorriso, alla compiacenza, alle strette di mano. Una messa in scena preparata a dovere da mandare nei telegiornali. Se capita che sfugge al controllo qualche fischio o accenni di dissenso, verranno liquidati come provocatori, o esaltati come esempio di democrazia.
Anche il 2° governo Conte, che per bocca del suo stesso primo ministro, nella cerimonia di investitura si è presentato qualificandosi come “governo mite”, dopo aver informato il sindacato con il quale si è già incontrato due volte, si appresta a metterlo nel … cuneo fiscale agli operai.

Saluti, Oxservator

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