SALARIO MINIMO PER LEGGE IN EUROPA. LA FRANCIA

  I 5 stelle fanno riferimento alle leggi esistenti in Europa, dopo la Germania continuiamo a confrontare la proposta di legge n. 658 con quella operativa in Francia. Nel precedente articolo abbiamo visto come funziona il salario minimo, introdotto nel 2015, in Germania (http://www.operaicontro.it/?p=9755753598). Ora passiamo ad analizzare cosa succede nell’altro paese continentale più importante, la Francia. In Francia la prima legge sul salario orario minimo garantito (SMIG) risale al 1950 ed era un salario indicizzato per tenere dietro all’inflazione del dopoguerra. Nel 1970 lo SMIG viene sostituito dallo SMIC (salaire minimum interprofessionnel de croissance) che oltre alla indicizzazione […]
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I 5 stelle fanno riferimento alle leggi esistenti in Europa, dopo la Germania continuiamo a confrontare la proposta di legge n. 658 con quella operativa in Francia.

Nel precedente articolo abbiamo visto come funziona il salario minimo, introdotto nel 2015, in Germania (http://www.operaicontro.it/?p=9755753598). Ora passiamo ad analizzare cosa succede nell’altro paese continentale più importante, la Francia.

In Francia la prima legge sul salario orario minimo garantito (SMIG) risale al 1950 ed era un salario indicizzato per tenere dietro all’inflazione del dopoguerra. Nel 1970 lo SMIG viene sostituito dallo SMIC (salaire minimum interprofessionnel de croissance) che oltre alla indicizzazione dei prezzi tiene conto anche della crescita del salario medio. Come in Germania le variazioni del salario orario minimo sono valutate da una commissione di esperti. Questa, poi, invia le proprie valutazioni alla commissione nazionale per la contrattazione collettiva composta da rappresentanti del governo, dei sindacati datoriali e dei sindacati dei lavoratori, il tutto relazionato viene poi inviato al ministro che provvede all’aggiornamento del salario minimo con un decreto-legge.

Ad oggi, lo SMIC, che viene aggiornato ogni primo dell’anno, è pari a € 10,03 lordi ovvero € 1.521,22 lordi mensili sulla base di un impiego a tempo pieno per 35 ore settimanali (circa € 1.201,00 netti). Leggermente più alto di quello tedesco, in Francia il salario minimo è pari al 60% del salario mediano contro il 50% in Germania, risulta comunque molto basso e dà come risultato un salario molto vicino a quello definito di povertà relativa come in Germania. Non è un caso che tra le rivendicazioni dei Gilet jaunes ci fosse un aumento del salario minimo di almeno 100 euro netti (da circa 1200 euro sopra indicati ad almeno 1300 euro), che poi Macron ha promesso di realizzare, non aumentando però il salario minimo orario ma il “prime d’activité”; una integrazione salariale concessa dallo stato (simile al nostro reddito di cittadinanza in quanto legato al reddito familiare) che permette di integrare i salari al minimo (in media di 155 euro al mese).

Lo SMIC si deve applicare per qualsiasi dipendente del settore privato che abbia almeno 18 anni, anche se dipendente distaccato di un’azienda straniera. Similmente alla Germania non si applica o si applica in modo parziale agli apprendisti (di qualsiasi età), ai contratti di formazione (fino a 26 anni), ai minorenni, agli stagisti, inoltre non si applica laddove non c’è un controllo diretto sul lavoro svolto (es. agenti di vendita). Il lordo include oltre al salario base, ferie, permessi, tredicesima, mentre non include voci tipo straordinari, supplementi per lavoro festivo o domenicale, scatti di anzianità. Naturalmente ogni volta che c’è una rivalutazione dello SMIC, tutti i contratti che si dovessero trovare con minimi contrattuali al di sotto dello SMIC dovranno allinearsi al nuovo valore. Il datore di lavoro è passibile di una sanzione di € 1.500 per ogni dipendente che paga al di sotto dello SMIC.

In Francia, nel 2018 hanno ricevuto un salario al minimo circa 2 milioni di lavoratori, circa 11% del totale dei lavoratori (In Germania nel 2017 sono stati 1,4 milioni, ovvero il 4% del totale dei lavoratori anche se al momento dell’introduzione nel 2014 la percentuale era simile). Di questi 2 milioni la maggior parte sono donne (circa il 60% di tutti gli SMIC), giovani sotto i 25 anni, sono lavoratori poco specializzati, sono part-time, a tempo determinato o temporaneo, interinali, lavorano in piccole aziende piuttosto che grandi e nei settori della ristorazione (soprattutto fast-food), alberghiero, grande distribuzione, agricolo e dei servizi domestici. La maggior parte prende meno di 1000 euro al mese, 1 milione meno di 800,00 al mese (il 5% di tutti gli occupati). Questi son anche i settori in cui, inclusa l’edilizia, è maggiormente diffuso il lavoro a nero.

I sindacati rivendicano un sostanziale aumento del salario minimo ritenuto troppo basso, in 10 anni è stato aumentato mediamente di poco più di 10 centesimi lordi all’anno.

P.S.

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