MERCATONE UNO. 1800 LICENZIATI DALLA SERA ALLA MATTINA

La campagna elettorale dei padroni, il giorno prima delle elezioni 55 negozi chiusi, 1800 lavoratori licenziati e lasciati in mezzo ad una strada in un lampo. Nel volgere di poche ore, dalla sera alla mattina, senza nessun preavviso, con un messaggio inviato a tutti i dipendenti tramite whatsapp nella notte tra venerdì 24 e sabato 25 maggio, il padrone della Mercatone Uno (la società Shernon holding ) ha licenziato in tronco i 1800 dipendenti di tutti i supermercati sparsi per la penisola. Nella mattina di sabato 25 maggio i dipendenti arrivati davanti ai supermercati per prestare il loro regolare […]
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La campagna elettorale dei padroni, il giorno prima delle elezioni 55 negozi chiusi, 1800 lavoratori licenziati e lasciati in mezzo ad una strada in un lampo.

Nel volgere di poche ore, dalla sera alla mattina, senza nessun preavviso, con un messaggio inviato a tutti i dipendenti tramite whatsapp nella notte tra venerdì 24 e sabato 25 maggio, il padrone della Mercatone Uno (la società Shernon holding ) ha licenziato in tronco i 1800 dipendenti di tutti i supermercati sparsi per la penisola. Nella mattina di sabato 25 maggio i dipendenti arrivati davanti ai supermercati per prestare il loro regolare lavoro, si sono trovati davanti tutte le serrande chiuse e tutti gli ingressi sbarrati.

Non bisogna stupirsi più di tanto delle modalità con cui i padroni hanno licenziato nottetempo, con un semplice messaggino, i 1800 lavoratori della Mercatone Uno, perché, se siamo arrivati a tanto, la responsabilità di questa chiusura e del metodo di licenziamento è da addebitare quasi esclusivamente al ruolo servile che i sindacati confederali hanno avuto in questa vicenda.

Già nel giugno del 2015 Fisascat Filcams Uiltucs ed i commissari straordinari avevano sottoscritto al MISE un accordo di cassa integrazione scandaloso, che oltre a prevedere la chiusura di 28 negozi su 78, programmava l’utilizzo dei lavoratori come “bacino di ripescaggio”dal quale “ l’azienda potrà attingere per saturare le esigenze di servizio dei punti vendita ancora in attività.”

Ora i confederali, a mezzo stampa faranno la solita cagnara inconcludente per salvarsi l’anima, ma il destino dei 1800 lavoratori era già scritto nelle carte firmate da CGIL, CISL e UIL al ministero. Una parte ormai consolidata, quella di questi funzionari piccolo borghesi del sindacato, che hanno come unico risultato la chiusura di fabbriche e centri commerciali, lasciando in mezzo alla strada centinaia di operai e di lavoratori.

Parte della responsabilità comunque va data anche a tutti quei lavoratori che lentamente si sono abituati a concedere una perenne delega in bianco al sindacato senza mai chiederne il conto, e senza mai verificare attentamente come e cosa i sindacati stavano e stanno firmando, immaginandosi che accettando “mors tua vita mea” come forma di salvataggio individuale, il padrone non li avrebbe più colpiti. Una pratica che in questi anni ha lasciato letteralmente sulla strada migliaia di lavoratori e migliaia di famiglie colpite dalla chiusura di fabbriche, uffici e centri commerciali.

A questo va aggiunta la responsabilità dell’attuale governo penta-leghista dei pallonari Salvini e Di Maio che hanno riempito di balle e di fandonie i loro comizi e le loro apparizioni televisive, promettendo mari e monti, salvataggi di fabbriche e di posti di lavoro, al solo scopo di garantire per se e per i propri amici di partito, una lucrosa poltrona parlamentare.

Il ministro senza vergogna Salvini, anche di fronte al fatto che le sue boutade propagandistiche, nei fatti hanno fallito miseramente avrebbe dovuto, quanto meno, cucirsi la bocca ed evitare di dire baggianate, ma evidentemente, pressato dalla campagna elettorale anche in questo caso non riesce a chiudere la ciabatta che ha al posto della bocca. La sua ultima dichiarazione sulla chiusura di Mercatone Uno è tragicomica, se non fosse la solita mascalzonata pubblicitaria, infatti, bruciando sul tempo l’altro ministro ciarlatano, ha dichiarato: «Mi impegnerò personalmente incontrando sindacati, lavoratori, fornitori e proprietà, non si possono lasciare dipendenti a casa senza rispettare gli impegni presi. Anche su questo la nuova Europa che nascerà domani dovrà essere più forte nel difendere il lavoro». Ma com’è che lui e il suo degno compare non si sono mai accorti che la Mercatone Uno, dopo appena 8 mesi dall’acquisizione da parte della Shernon Holding S.r.l., ha presentato al Tribunale di Milano nell’aprile del 2019 domanda prenotativa di ammissione alla procedura di concordato preventivo? Non si sono mai accorti i ministri, il Mise i i vari mangiapane a tradimento dei funzionari ministeriali che mentre la società prometteva 25 milioni di investimenti, il raddoppio dei ricavi entro il 2022, viceversa nel frattempo perdeva più di 5 milioni al mese, ed ha accumulato 90 milioni di debiti in 9 mesi? Non si sono mai accorti Gianni e Pinotto che nel mezzo della vicenda c’è stato il passaggio di proprietà dalla società maltese ad una S.R.L. con 10mila euro di capitale e sede a Padova, presso l’abitazione del socio dell’amministratore unico di Shernon Holding, Valdero Rigoni?

È ora che gli operai ed i lavoratori, non solo della Mercatone Uno, escano dal letargo in cui, sindacati, politici e mass media al servizio dei padroni li hanno addormentati. È ora che gli operai non solo delle fabbriche in crisi, ma anche delle fabbriche che stanno lavorando a pieno ritmo si sveglino e incomincino a ragionare, smettendo di fidarsi del primo partito che dice di difendere i loro interessi. Gli unici interessi che hanno i partiti, che siedono alla Camera dei Deputati, è quello di difendere le loro poltrone e quelle dei loro amici imprenditori.

D.C.

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