Cina- Usa La prima prigioniera di guerra

La guerra commerciale, oltre ai dazi si è passati agli arresti di manager industriali, scherzano col fuoco, le guerre vere si preparano così tanto chi va morire in prima linea sono gli operai e i poveri.   Le borghesie dei paesi industriali più sviluppati, con i loro rappresentanti al governo scherzano con il fuoco. E a furia di scherzare faranno divampare l’incendio. Il primo dicembre, in Canada, su richiesta della giustizia statunitense, viene arrestata Meng Wanzhou. La polizia e la magistratura di tutto il mondo si muovono sempre con cautela quando si tratta di arrestare un ricco borghese, ma […]
Condividi:

La guerra commerciale, oltre ai dazi si è passati agli arresti di manager industriali, scherzano col fuoco, le guerre vere si preparano così tanto chi va morire in prima linea sono gli operai e i poveri.

 

Le borghesie dei paesi industriali più sviluppati, con i loro rappresentanti al governo scherzano con il fuoco. E a furia di scherzare faranno divampare l’incendio.

Il primo dicembre, in Canada, su richiesta della giustizia statunitense, viene arrestata Meng Wanzhou. La polizia e la magistratura di tutto il mondo si muovono sempre con cautela quando si tratta di arrestare un ricco borghese, ma in questo caso non si sono fatti scrupoli, anzi. Meng Wanzhou è una ricca borghese cinese, nientemeno che la figlia del grande capitalista cinese proprietario di Huawei. Non è questione di droga, non ha commesso delitti passionali, non ha ammazzato nessuno, le accuse sono altre: riguardano proprio il suo ruolo di manager Huawei. Della multinazionale è vicepresidente nel consiglio di amministrazione, ma soprattutto ricopre l’importante ruolo di direttore finanziario, una figura dirigenziale vitale nell’organizzazione di una azienda. Huawei, che ormai tutti conoscono per gli smartphone poiché dal 2015 ha superato Apple diventando secondo produttore mondiale dopo Samsung, è anche tra i principali innovatori nel campo delle telecomunicazioni. Investendo ogni anno 20 miliardi in ricerca e sviluppo è diventata leader mondiale nelle reti di telecomunicazione. Su un fatturato di circa 100 miliardi di dollari, 45,7 miliardi di dollari viene ricavato proprio dalle infrastrutture di rete.

Come scrive Bloomberg, un arresto di un executive cinese di questo calibro è raro, se non inedito. Ma va aggiunto che avvenendo in Canada, su estradizione Usa, non solo è inedito, ma è di una gravità inaudita. Fermiamoci solo un istante a immaginare la stessa situazione, ma rovesciata, dell’arresto in Cina della figlia-manager di un grande capitalista statunitense. Apriti cielo! Se poi collocassimo l’arresto nell’ambito della guerra commerciale tra Cina e Usa, ci sarebbe il casus belli e, nella migliore delle ipotesi, la forza navale americana sarebbe già in movimento. Possiamo solo immaginare quale sarebbe la reazione di Trump, ma dopo il caso Meng, conviene anche cercare di immaginare come adesso reagiranno a un affronto e minaccia di questo tipo i borghesi cinesi, il padrone di Huawei e il loro governo.

Con tranquillità agghiacciante viene scritto da tutti che l’arresto di Meng si colloca nella guerra che l’amministrazione Trump sta conducendo per colpire i concorrenti cinesi nel predominio nelle reti di telecomunicazione, soprattutto in vista dei bandi per le assegnazioni delle reti 5G in tutto il mondo. Predominio che a detta dei più la Cina, Huawei in particolare, ha già. E pertanto gli Usa questa guerra l’avrebbe già persa, quasi rimanessero possibili solo gesti disperati per ribaltarne gli esiti. Peccato che i gesti disperati di solito portano l’avversario a reazioni ancor peggiori.

In ogni caso sta passando per normale, visto però da questa parte, che per rimanere leader in un settore industriale, alla concorrenza, a quella “libera” concorrenza delle sacri leggi del capitalismo, si possa dare una bella “spintarella”, con interventi dei vari apparati dello Stato, dai giudici, alla polizia. Si possa arrivare fino alla eliminazione dalla scena economica, con un arresto, del concorrente.

L’accusa formale alla Meng è di aver violato le sanzioni americane all’Iran, vendendogli tecnologie americane (o di Huawei?). Ma è chiaro che ben altra è la questione. E i media cinesi lo esplicitano chiaramente. “Il governo [cinese] dovrebbe riflettere seriamente sulla tendenza degli Stati Uniti ad abusare delle procedure legali per sopprimere le imprese high-tech della Cina”, scrive il tabloid Global Times in un editoriale, affermando che “Washington sta facendo ricorso a un deprecabile approccio da canaglia dal momento che non può fermare l’avanzata di Huawei nel mercato 5G“. Il China Daily sottolinea dal canto suo come contenere l’espansione di Huawei sia “dannoso per i legami tra Cina e Stati Uniti”.

La borghesia americana è avvisata, l’incendio può scoppiare da un momento all’altro.

R.P.

Condividi:

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.