L’intervento dell’Italia in Libia

Redazione di Operai Contro, I miliziani dell’Isis sono accusati dall’occidente civilizzato (che da sempre non si risparmia nei “civili” bombardamenti) dei peggior crimini. Tagliano la testa ai loro nemici, le donne vengono prese come mogli-schiave, le mani dei ladri vengono tagliate, ecc. Il ragionamento è semplice, bisogna intervenire con le armi in Siria e Irak, non per il petrolio, ci mancherebbe, ma per fermare la barbarie dei miliziani dell’ISIS. Ora, che la minaccia dei barbari dell’Isis si allarga alla Libia, l’Italia deve mettere gli scarponi sul terreno. Non per i terminali petroliferi dell’Eni, naturalmente, ma sempre per il nobile […]
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Redazione di Operai Contro,

I miliziani dell’Isis sono accusati dall’occidente civilizzato (che da sempre non si risparmia nei “civili” bombardamenti) dei peggior crimini. Tagliano la testa ai loro nemici, le donne vengono prese come mogli-schiave, le mani dei ladri vengono tagliate, ecc. Il ragionamento è semplice, bisogna intervenire con le armi in Siria e Irak, non per il petrolio, ci mancherebbe, ma per fermare la barbarie dei miliziani dell’ISIS. Ora, che la minaccia dei barbari dell’Isis si allarga alla Libia, l’Italia deve mettere gli scarponi sul terreno. Non per i terminali petroliferi dell’Eni, naturalmente, ma sempre per il nobile scopo di fermare questi criminali assassini. E’ la solita trita storia con cui si sono giustificate le crociate, o le colonizzazioni del ‘900, in chiave moderna.

Le giustificazioni che vennero date, possono apparire oggi puerili. Permisero per i crociati la realtà delle razzie e dei bagni di sangue tra le popolazioni mussulmane. Permisero l’invio di “valorosi” soldati e coloni italiani in Libia, nel secolo scorso. E a questi di propinare una gran quantità di civiltà italiana, con gas, bombe e baionette, a donne e bambini libici, nelle vergognose rappresaglie che puntualmente seguivano alle sonore sconfitte che i combattenti libici infliggevano alle truppe italiane.

Ma si dirà che oggi è tutta un’altra storia, che oggi l’esercito italiano è democratico, addestrato, professionale, mai e poi mai ricorre a rappresaglie (ne sanno qualcosa gli afgani e i somali). Si dirà che le vittime civili dei bombardamenti ci sono solo quando i terribili-terroristi-assassini-criminali usano la popolazione come scudi umani, si nascondono nelle case con le mogli e i figli. Eppoi bisognerà pure che qualcuno fermi questi criminali di guerra. Già, mandare l’esercito a combattere i criminali, coloro che stuprano, torturano, tagliano gole e mani. Questo è il nemico che i mercenari, ops, i gloriosi soldati italiani devono eliminare. Ce lo chiede la nostra superiore civiltà, ce lo chiede il popolo libico, ce lo chiedono le organizzazioni internazionali come l’Onu.

La stessa Onu che tuttavia asserisce che «tutte le parti in conflitto in Libia sono responsabili di crimini di guerra: torture, abusi compreso lo stupro, violazioni dei diritti umani». Aggiungendo, in un’indagine dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani durata un anno, che «Una moltitudine di attori, tanto dello Stato come non, sono accusati di abusi che, in molti casi, possono essere definiti come crimini di guerra» (Corriere della Sera, 26/2/16).

E allora, se i crimini di guerra li compiono tutti, sorge spontanea una domanda: quanta opera civilizzatrice e quanti nemici dovranno affrontare i soldati italiani di Renzi? Dovranno fare un bel massacro, ops, ripulisti in Libia per eliminare tutti i violatori di diritti umani che l’Onu denuncia. Forse i 5.000 soldati che Renzi ha promesso alla coalizione internazionale sono troppo pochi per questo “meritevole”, ma impegnativo compito che l’Italia si è assunta “responsabilmente il dovere di compiere”.

Ovviamente per il bene dell’umanità intera, non certo per i profitti dell’Eni, ci mancherebbe che la superiore civiltà occidentale sia invero riconducibile a così miserevole scopo.

RP

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