LICENZIAMENTI IN RUSSIA

Redazione di Operai Contro, Alla faccia della ripresa e delle cazzate che dicono Renzi e gli economisti, la General Motors chiude lo stabilimento a San Pietroburgo e lascia per strada un migliaio di operai. Viene ritirato il marchio Opel dalla Russia, verrano solo esportate le auto di lusso Chevrolet, a conferma del fatto che la crisi colpisce soprattutto gli strati più poveri. I ricchi, o per meglio dire i padroni continuano a fare i loro profitti ed usare i beni di lusso. Anche Wolkswagen, Ford e Nissan hanno annunciato tagli all’occupazione, in Russia la crisi avanza e calano i […]
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Redazione di Operai Contro,

Alla faccia della ripresa e delle cazzate che dicono Renzi e gli economisti, la General Motors chiude lo stabilimento a San Pietroburgo e lascia per strada un migliaio di operai. Viene ritirato il marchio Opel dalla Russia, verrano solo esportate le auto di lusso Chevrolet, a conferma del fatto che la crisi colpisce soprattutto gli strati più poveri. I ricchi, o per meglio dire i padroni continuano a fare i loro profitti ed usare i beni di lusso.

Anche Wolkswagen, Ford e Nissan hanno annunciato tagli all’occupazione, in Russia la crisi avanza e calano i consumi soprattutto delle merci importate.

In febbraio il calo delle vendite di automobili è stato del 38%, e sembra sia solo l’inizio. L’economia di mercato che ha sostituito quella sovietica allinea così la Russia a tutti i paesi capitalisti. Le auto rimangono invendute nei piazzali delle fabbriche. Le “leggi del profitto” spingono a produrre più merci, e quando queste non si vendono più, i padroni lasciano alla fame gli operai che fino al giorno prima gli facevano fare la bella vita.

Il crollo del rublo e la successiva inflazione sono le solite conseguenze che si ripetono in tutti i paesi capitalisti colpiti dalle crisi di sovrapproduzione.

Le sanzioni dei paesi imperialisti contro l’imperialismo russo, oltre che cozzare contro una “coerenza  in termini”, che quindi ne svela l’incoerenza della sostanza del provvedimento, si stanno rivoltando contro. I rimedi contro la crisi capitalistica producono solo la lenta agonia oppure il tracollo di qualche stato. Finché abbiamo a che fare con la Grecia o qualche altro stato piccolo è un conto, ma se la crisi coinvolge uno stato come la Russia, il pericolo di una guerra mondiale è ancora più vicino.

La piccola borghesia invece, impaurita dalla crisi che la spinge verso gli strati più bassi, è pronta a criticare l’embargo e le sanzioni contro la Russia. Quest’ultima non è più la cattiva comunista o fascista, che vuole occupare altri territori, ma lo diventa solo finché fa concorrenza all’occidente.

Come al solito le classi intermedie pensano a salvare la loro pelle, ed i loro partitini, Lega e fascistelli vari, pensano al nazionalismo come arma per uscire dalla crisi.

Il governo invece, con Renzi, capo di un partito che fino a qualche anno fa si chiamava PCI, cerca di sedersi al tavolo dei grandi paesi.

Gli operai farebbero bene a organizzarsi in proprio, le grandi borghesie nazionali si preparano ad uno scontro e manderanno al macello milioni di persone.

SD

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