RASSEGNA STAMPA

Der Spiegel 150315/16 La strategia verso la Siria – Avvicinamento degli Usa al regime di Assad La rapida ascesa di IS in Siria e Irak ha portato ad un ripensamento della strategia americana verso la Siria; ora si pensa di portare il regime di Assad ad un tavolo negoziale tramite la mediazione di Teheran. 1. A quattro anni dall’inizio della guerra civile siriana la situazione è catastrofica: almeno 220mila vittime siriane, 12 milioni di pofughi; decimata l’opposizione “moderata, le milizie dello Stato Islamico approfittano del caos. La situazione di Assad si è stabilizzata, Iran e Russia continuano a sostenerlo. […]
Condividi:

Der Spiegel 150315/16

La strategia verso la Siria – Avvicinamento degli Usa al regime di Assad

  • La rapida ascesa di IS in Siria e Irak ha portato ad un ripensamento della strategia americana verso la Siria; ora si pensa di portare il regime di Assad ad un tavolo negoziale tramite la mediazione di Teheran.
  • 1. A quattro anni dall’inizio della guerra civile siriana la situazione è catastrofica: almeno 220mila vittime siriane, 12 milioni di pofughi; decimata l’opposizione “moderata, le milizie dello Stato Islamico approfittano del caos. La situazione di Assad si è stabilizzata, Iran e Russia continuano a sostenerlo.
  • Nel governo americano c’è chi teme un vuoto di potere di cui potrebbe approfittare IS er allargarsi, se Assad dovesse improvvisamente essere rovesciato senza organizzarne la sucessione. Il capo della CIA, Brennan: Nessuno vuole che si sfasci il governo e le istituzioni politiche siriane, e che IS o al-Qaeda si prendano Damasco. Né USA, né governi della Coalizione anti-IS, né governi regionali.
  • Una volta risolta la questione dell’atomica iraniana (grazie ai negoziati in corso che dovrebbero chiudersi a fine marzo), il regime iraniano verrà riammesso nella comunità internazionale, e potrebbe avere una funzione moderatrice su Assad. Potrebbe cioè essere l’Iran a fare da mediatore
  • 2. Gli Usa non sono in grado di esercitare una reale pressione sul regime di Assad: né democratici né repubblicani sono disposti ad un intervento militare su grande stile; non si andrà oltre i bombardamenti in corso contro IS, non si combatterà contro le truppe di Assaf. Gli Usa preferiscono concentrarsi sull’Irak.
  • Assad ha seguito una tattica scaltra: in un primo tempo ha consentito ad IS di diffondersi in Siria, nel mentre ha combattuto i ribelli moderati, poi si è proposto come alleato proprio contro IS.
  • Dalle dichiarazioni rilasciate in un’intervista all’emittente americana CBS, il ministro Esteri Usa, John Kerry, segnala un cambiamento della strategia americana verso il regime siriano.
  • “Alla fine dobbiamo negoziare … perché assieme agli altri alleati siamo convinti che non ci sia alcuna soluzione militare, ma solo politica”. Si può pensare ad un ammorbidimento della strategia americana verso Siria; nell’intervista Kerry non ha mai ribadito che Assad deve andarsene.
  • “Siamo sempre stati disposti a negoziare sulla base degli accordi di Ginevra”. La portavoce di Kerry ha negato la possibilità di negoziati diretti tra Usa e Assad, possibile un negoziato con un suo rappresentante.
  • Finora gli Usa hanno sempre voluto unire i rappresentanti dell’opposizione “moderata” al regime siriano per parlare di ungoverno di transizione (processo di Ginevra).

———————

Reuters 150305+

Il re saudita punta ad un nuovo bocco sunnita contro Iran e IS

Angus McDowall and Amena Bakr

Nei vertici tenuti nei 10 gg. trascorsi con i capi dei cinque paesi del CCG, e con Giordania, Egitto e Turchia, il nuovo re saudita Salman ha chiesto di superare le divergenze sull’Islam politico (leggi la Fratellanza musulmana), e di concentrarsi contro i pericoli più urgenti rappresentati da Iran e Stato Islamico. Senza chiedere esplicitamente la creazione di un nuovo blocco sunnita, ha aperto la possibilità di ricalibrare le relazioni.

Nell’incontro con il presidente egiziano al Sisi ha ventilato la possibilità che Riyadh potrebbe rinvigorire le relazioni con altri paesi (la Turchia cioè), assicurando al contempo che qualsiasi nuova iniziativa non andrà a discapito dell’Egitto.

  • Re Abdullah sostenne i militari egiziani quando presero il potere nel luglio 2013, dopo le proteste contro Morsi appartenente alla Fratellanza; Abdullah appoggiò pienamente anche il capo delle forze armate, ora presidente egiziano al-Sisi nella pesante repressione condotta contro gli attivisti dei Fratelli musulmani, centinaia dei quali furono condannati a morte.

Le posizioni di Salman verso la Fratellanza (che rimane una minaccia ideologica al sistema di governo dinastico saudita) sono più elastiche e indulgenti di quelle del predecessore re Abdullah, morto a gennaio, che come EAU e Barhain, aveva ritirato il proprio ambasciatore dal Qatar per i suoi legami con la Fratellanza, definita un anno fa’ organizzazione terroristica; per i suoi appartenenti è prevista la carcerazione fino a 30 anni.

  • Salman sembra più pragmatico, e meno preoccupato del predecessore, sul ruolo dei Frateli musulmani in MO, ad es. nel partito Islah dello Yemen o tra i gruppi rebelli siriani. I sauditi temono la crescente influenza regionale iraniana dopo che gli Houthi, alleati di Tehran, controllano ampie porzioni dello Yemen, e con la prospettiva di un accordo tra potenze e Iran sul programma nucleare iraniano.
  • Il Qatar, dove sono stati accolti diversi chierici dei Fratelli musulmani, potrebbe essere un alleato dei sauditi per Yemen, Siria e IS. Il Qatar ha dimostrato la volontà di sostenere lo sforzo saudita di risanamento delle relazioni con i paesi vicini allontanando, nel settembre 2014, sette alte personalità dei Fratelli musulmani e chiudendo le trasmissioni di un canale di al-Jazeera che si occupava dell’Egitto.
  • Salman sembra disposto a concedere un ruolo ai Fratelli fuori dalla politica, ad es. consentendo ai suoi predicatori di parlare in pubblico su questioni religiose o sociali. Durante una conferenza alla Mecca ha riunito chierici sunniti, compreso il grande mufti sunnita e capo dell’università egiziana al-Azhar, per denunciare il terrorismo.
  • La conferenza è stata ospitata dalla Lega internazionale musulmana, un organismo istituito da Riyadh negli anni Sessanta per creare un blocco islamico contro ideologie laiche radicali, e usato negli anni Ottanta per sostenere i sunniti contro l’Iran rivoluzionario. Essa cadde in sfavore con il re Abdullah, in parte a causa delle sue storiche relazioni con i Fratelli. Ora Salman sembra pronto a utilizzarla di nuovo per rafforzare la solidarietà tra i sunniti. Tra i delegati invitati un alto esponente del gruppo di Doha legato ai Fratelli musulmani.
  • Dopo l’incontro, il presidente turco, Erdogan, ha parlato di miglioramento dei legami con i sauditi, mentre ha ribadito le accuse contro la repressione al Cairo.

I sauditi temono anche che IS riesca a fare presa su giovani sauditi delusi, che mettano in discussione la legittimità della famiglia regnante. IS ha chiamato i sauditi ha sferrare attacchi all’interno del regno, e alcuni suoi sostenitori hanno assaltato un villaggio sciita a novembre.

  • Il tentativo saudita di creare un’ampia alleanza regionale si scontra con la profonda frattura tra i paesi sunniti che accettano la presenza dei Fratelli musulmani, come Qatar e Turchia, e quelli come Egitto ed EAU che li definiscono organizzazione terroristica.

Queste divergenze hanno ostacolato la possibilità di rispondere in modo unitario alle crisi regionali.

———————————-

Asia News 150312

Con Riyadh, Ankara e Doha a bordo, Washington progetta la “risurrezione” della Fratellanza Musulmana contro lo Stato Islamico

Fady Noun

Secondo un non meglio definito specialista libanese con sede a Parigi, in Arabia Saudita sarebbe in corso un cambiamento della politica estera facilitato dalla salita al trono del re Salman e dalla rimozione del principe Bandar bin Sultan, capo del clan Faisal, dalla guida dei servizi segreti arabi, che rafforzerebbe l’asse con gli USA.

  • Il nuovo re saudita, Salman e il suo clan Sudairi avrebbero concordato il cambio di linea in occasione della visita il 25 gennaio a Riyadh per il suo incoronamento da parte del presidente americano Obama.
  • L’obiettivo del cambio di politica sarebbe restaurare la Fratellanza musulmana come forza influente del mondo arabo, con l’appoggio dei due suoi storici protettori, Qatar e Turchia
  • L’obiettivo nel breve è sconfiggere IS (Daesh), nel lungo ridisegnare la mappa del MO, incoraggiando la formazione di stati federali à la Bosnia, collegando diverse componenti etniche e religiose, allo scopo di garantire la sicurezza di Israele.
  • Per combattere IS gli Usa possono già contare sui curdi di Siria e Irak (che continuano ad armare) e sugli isciiti iracheni (sostenuti da Iran e Hezbollah). Per riprendere Mosul, la maggiore città sunnita della Piana di Ninive, è indispensabile la partecipazione all’attacco della Fratellanza e delle tribù sunnite irachene.
  • In Yemen al Qaeda arroccata nel S e E dice di rappresentare la resistenza sunnita agli sciiti Houthi. Per gli americani è ora di far risorgere al-Islah (Fratellanza e varie tribù) come alternativa per il 55% degli yemeniti che sono sunniti.
  • In Egitto, Obama spera di riconciliare al Sisi e la Fratellanza per fermare i jihadisti wahhabiti, che stanno moltiplicando attacchi e bombardamente, soprattutto nel Sinai e nelle grandi città.
  • Anche in Libia il riavvicinamento tra Fratellanza e l’Alleanza capeggiata dal generale Haftar (CIA) rallenterebbe la crescita del gruppo legato a IS e di Ansar al Sharia, che minacciano Sahel e Maghreb. Secondo Obama solo la Fratellanza può essere lo sfidante sunnita contro IS, in un momento in cui milioni di sunniti sentolo l’appello del wahhabismo radicale. La Fratellanza è presente in tutti i paesi arabi, è ben organizzata e considerata “moderata”, e disposta a cooperare con Waashington.
  • Il sostegno della Casa Bianca a questa strategia sarebbe dimostrato dall’incontro tra il presidente Obama e l’emiro del Qatar, molto vicino alla Fratellanza. Il rischio è la destabilizzazione del presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi.
  • Bandar bin Sultan è un forte sostenitore delle organizzazioni estremiste wahhabite contro Iran e Russia, soprattutto in Irak e Siria, compresa al Qaeda e IS.
  • Durante il periodo come ambasciatore negli Usa, bin Sultan aveva forgiato stretti legami comn le élite politiche, con il clan di Bush e i magnati dell’industria della Difesa americani.

————————

Middle East Institute 150312

La politica dell’Arabia Saudita con re Salman

Roby Barrett

Il passaggio di potere in Arabia Saudita si è svolto senza attrito, il che sta a dimostrare che esisteva un precedente accordo tra il defunto re Abdullah, il principe alla corona Salman e altri alti principi. Salman ha velocemente confermato posti di alto livello e insediato propri ministri e consiglieri.

Si può prevedere che con re Salman la politica di sicurezza ed estera pur mantenendo la cooperazione per sicurezza e difesa con le potenze occidentali saranno meglio coordinate, più assertive e più rispondenti agli interessi sauditi, e probabilmente sono in anticipo sulle mosse americane nella regione. La proposta di creazione di una Lega Sunnita contro ISIS e Iran, di recente avanzata da Salman, anticipa il momento in cui, sconfitto ISIS su cui oggi si concentrano gli Usa, sarà l’Iran e alleati a porre problemi di sicurezza per i sauditi e per i paesi arabi del Golfo.

Salman ha confermato il precedente ministro degli Esteri, Saud al-Faisal, il quale ha avvertito che, come è naturale, con gli alleati potrà esserci accordo o disaccordo a seconda delle aree di interesse.

Salman sta ristrutturando la squadra della Difesa, snellendola e rafforzando nel contempo il proprio controllo su di essa. Ha allontanato persone che avevano compiuto errori, anche stretti parenti di alto grado, e sostituiti con altre considerate competenti e fidate.

  • Nel 2011, era stato scelto da re Abdullah come ministro della Difesa, per le conoscenze acquisite nel settore (sia in quanto stretto confidente del fratello maggiore, a lungo ministro della Difesa, ed che come governatore). Nel 2013 aveva rimosso il suo vice Khalid bin Sultan, e appena salito al trono il principe Bandar bin Sultan, capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale ed ex ambasciatore a Washington. Entrambi erano sati criticati sulla gestione delle relazioni con Yemen e Siria, ed entrambi erano stati accusati di corruzione.

Benchè con un approccio moderato e conservatore, intende introdurre riforme politiche economiche e sociali; come premessa ha già iniziato a snellire e rendere più efficienti le strutture di governo e decisionali, assicurandosene il controllo. Ha, sostituito con due soli organi i precedenti 14 consigli reali organi di governo:

  • il Consiglio per gli Affari Politici e Sociali, guidato dal principe Muhammad bin Nayef (cioè il ministro Interni e secondo in linea di successione al trono) e il Consiglio per gli Affari Economici e lo Sviluppo, guidato da suo figlio, il principe Muhammad bin Salman (nuovo ministro Difesa e capo della corte reale).
  • Ha promosso nuovi giovani leader; molti dei quali provengono dal mondo degli affari, dei media, da organizzazioni di beneficenza che lui stesso o i suoi figli controllavano durante il governatorato.

La razionalizzazione economica rappresenta una sfida, ma le enormi riserve finanziarie – che ammontano ad oltre $750MD – possono fungere da ammortizzatore sociale, come si è visto con i “premi” elargiti ai cittadini durante la “primavera araba” e in occasione della salita al trono di Salman.

Tra le priorità economiche lo sviluppo di un’economia alternativa alla rendita petrolifera, e l’apertura del mercato azionario agli investimenti esteri.

Durante il suo governatorato a Riyahd ha incoraggiato il settore conomico privato e la creazione di zone industriali e commerciali.

Importante per lo sviluppo sarà la protezione della base economica con una politica petrolifera mirata ad accrescere le quote di mercato; la politica attuale rappresenta una sfida per Iran, Russia, mentre la competizione nel fracking negli Usa.

Un’altra priorità è la riforma del sistema educativo e scolastico, incapace secondo il mondo economico di produrre forza lavoro adeguata. Salman ha nominato ministro all’Educazione Mohammed al-Dakheel, formato negli Usa e amministratore di uno degli enti di beneficenza della sua famiglia. Dovrebbe puntare su iniziative private per migliorare l’offerta educativa, con effetti di lungo termine. Le donne sono una maggioranza in aumento nelle università, ma sono sottoutilizzate nel mercato del lavoro. Le diseguaglianze di genere hanno riflessi economici negativi, ma devono esere affrontate gradualmente per non fornire materiale utile agli oppositori radicali islamisti.

Per cinquant’anni Salman è stato governatore della provincia di Riyadh, della quale ha gestito il passaggio da città di medie dimensioni, della regione centrale di Nadj, a metropoli moderna di 7 milioni di abitanti, quasi 1/3 della intera popolazione. Una transizione riuscita diversamente da quella di altre città, come Jeddah.

In qualità di governatore ha acquisito una profonda conoscenza della famiglia reale dell’establishment clericale e della dinamica sociale del Najd. Ha svolto un ruolo fondamentale di mediazione e disciplina per mantenere l’unità della famiglia reale, ha imparato a costruire il consenso e a gestire questioni tribali e religiose.

Salman è un pragmatico: ha mantenuto buone relazioni con i conservatori religiosi (compresi i mutawwa o polizia religiosa, da lui appoggiata) con intellettuali di varie tendenze politiche e con elementi progressisti: per gestire le riforme Salman deve cooptare o controllare l’establishment religioso, e varare norme religiose compatibili con gli obiettivi di sviluppo.

Per evitare ai giovani sauditi le tentazioni di avvicinarsi al radicalismo di Isis, il Gran mufti ha chiesto maggiori opportunità di lavoro per i giovani sauditi.

Salman ha sostituito il capo della Commissione per la promozione delle Pubbliche Virtù, proveniente dalla famiglia wahhabita al-Sheikh, con Rahman al-Sanad, un esponente più moderato e, come il Gran Mufti, favorevole ad alzare il livello educativo islamico.

Condividi:

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.