BFM: GLI OPERAI ASPETTANO NUOVE MANIFESTAZIONI DI INTERESSE?  

Redazione di Operai Contro Lo scorso ottobre la multinazionale Ceca Dt ha licenziato in tronco i 100 operai della Bari Fonderie Meridionali, fabbrica siderurgica barese produttrice di scambi ferroviari. Dopo poco più di un mese di presidio degli operai davanti alla fabbrica i sindacati firmarono con la proprietà e la Regione Puglia un accordo che assegnava agli operai subito 1.000 euro e li metteva in cassa integrazione per alcuni mesi, poi convinsero gli operai ad accettare l’accordo e ad abbandonare il presidio. Con la prospettiva fantasma di ritornare al lavoro abbastanza presto perché la Regione diceva di avere il […]
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Redazione di Operai Contro

Lo scorso ottobre la multinazionale Ceca Dt ha licenziato in tronco i 100 operai della Bari Fonderie Meridionali, fabbrica siderurgica barese produttrice di scambi ferroviari. Dopo poco più di un mese di presidio degli operai davanti alla fabbrica i sindacati firmarono con la proprietà e la Regione Puglia un accordo che assegnava agli operai subito 1.000 euro e li metteva in cassa integrazione per alcuni mesi, poi convinsero gli operai ad accettare l’accordo e ad abbandonare il presidio. Con la prospettiva fantasma di ritornare al lavoro abbastanza presto perché la Regione diceva di avere il nome di tre possibili compratori e la Dt di averne altri tre (ma nessun nome fu in realtà fatto, perché compratori non ce n’erano).

Ora l’assessore regionale pugliese al Lavoro, Leo Caroli, plaude al dissequestro di alcune aree esterne della BFM, che erano state sequestrate perché considerate inquinate da amianto e materiali tossici. “La sentenza pronunciata dal giudice del Tribunale di Bari per il dissequestro di parte dell’area su cui insiste lo stabilimento della Bari Fonderie Meridionali è un fatto estremamente positivo. Infatti l’azione di ristrutturazione del debito affidata ai commissari giudiziali, nell’ambito del concordato preventivo, era finalizzata alla continuità aziendale anche attraverso la cessione delle attività. Ma nessun imprenditore avrebbe trovato attrattivo lo stabilimento in presenza di sequestri della magistratura di aree produttive”. Quindi Caroli ammette che di compratori a dicembre non ce n’era neanche uno!

E Caroli aggiunge: “Sono convinto che il nuovo contesto favorirà nuove manifestazioni di interesse che renderanno ancora più sostenibile la battaglia dei lavoratori e l’impegno delle istituzioni per il rilancio delle attività produttive e il consolidamento dell’occupazione. La Regione continuerà a seguire la vertenza a tutti i livelli perché la storica fabbrica barese possa riprendere la produzione e rientrare nel mercato”.

Così Caroli e Vendola ripetono che la strada intrapresa è quella giusta, i sindacati-reggicoda di padroni e politici concordano, i padroni della Dt hanno venduto gli ultimi pezzi e hanno fatto le valigie!

E intanto gli operai aspettano, ciascuno a casa propria, speranzosi che qualcuno risolva il loro problema al posto loro. Illusi, disuniti, inattivi.

L’amara esperienza della vicina Om Carrelli Elevatori non ha insegnato proprio niente!

SALUTI OPERAI DALLA PUGLIA

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2 Comments

  1. luigi

    Caro “saluti operai dalla Puglia”
    ogni volta che scrivi una fabbrica pugliese viene chiusa. Ormai in Puglia c’è un cimitero di fabbriche.
    Parli di operai “Illusi, disuniti, inattivi”. Io parlerei anche di operai opportunisti.
    Sanno che comunque vivranno in miseria e accettano la loro condizione.
    Ribellarsi veramente, organizzare il Partito Operaio è faticoso.
    Preferiscono l’elemosina
    Certo i sindacalisti CGIL-CISL-UIL hanno contribuito
    Io ritengo che è meglio morire combattendo che sopravvivere da schiavi
    Dobbiamo finirla di trovare sempre delle giustificazioni
    Saluti

  2. Operai in lotta

    Luigi, non vedo perché scrivi che “dobbiamo finirla di trovare sempre delle giustificazioni”.
    Nelle parole di chi scrive non c’è affatto alcuna ricerca di giustificazioni.
    Scrivere che “gli operai aspettano, ciascuno a casa propria, speranzosi che qualcuno risolva il loro problema al posto loro” significa proprio mettere in evidenza l’opportunismo di questi operai. I quali, di conseguenza, delegano ad altri il loro problema e diventano quindi disuniti e inattivi. Se poi non è stata usata la parola “opportunisti” poco importa, conta il senso delle parole.
    Rileggere le cronache precedenti, relative alla BFM, pubblicate su OC, aiuta a capire come si è manifestato tale opportunismo nella specifica realtà. Basta ricordare le parole di un operaio che, alla notizia dell’accordo-burla, a dicembre, esclama: “A me va bene, a casa ho 300 olivi da potare”, o di un altro che dice: “Finalmente, non me la sentivo proprio di passare le feste di fine anno al presidio”! Solo per fare qualche esempio.
    Capire e spiegarsi le ragioni e le radici di questo opportunismo (che non riguarda solo gli operai della BFM) non è comunque secondario. Alla sua formazione molto hanno contribuito e contribuiscono anche (ma non solo) i sindacati, sia con il sistema della delega sempre e su tutto, sia operando una metodica divisione e contrapposizione fra gli operai quando stanno in fabbrica mediante tanti mezzucci come i piccoli favori ad alcuni operai a danno di altri, sia con le minacce e i ricatti prima nelle fabbriche e poi ai presidi.
    Certo, anche per tale opportunismo le fabbriche chiudono, in Puglia come altrove, ma limitarsi ad accusare gli operai di essere opportunisti significa vedere solo un aspetto di una questione molto complessa.