NON LAVOREREMO IL 1 MAGGIO

Primo Maggio, festa dell’emancipazione del lavoro o celebrazione del suo ritorno allo stato servile «A chi ci chiede – tutti! – di lavorare in nome dell’Expo, evento eccezionale bla, bla, bla, poiché così agendo danneggeremmo l’immagine del paese, noi rispondiamo: -7500 “volontari” a 433 euro mensili per 184 giorni di lavoro -decine di arresti per “associazione a delinquere..ndrangheta EXPO grande opportunità per lega Coop, Compagnia delle opere e pescecani vari E’ questa l’immagine che che una istituzione culturale prestigiosa come la Scala con il suo brand è chiamata a ripulire. – arriveranno i regnanti di 80 paesi e i […]
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Primo Maggio, festa dell’emancipazione del lavoro o celebrazione del suo ritorno allo stato servile «A chi ci chiede – tutti! – di lavorare in nome dell’Expo, evento eccezionale bla, bla, bla, poiché così agendo danneggeremmo l’immagine del paese, noi rispondiamo: -7500 “volontari” a 433 euro mensili per 184 giorni di lavoro -decine di arresti per “associazione a delinquere..ndrangheta EXPO grande opportunità per lega Coop, Compagnia delle opere e pescecani vari E’ questa l’immagine che che una istituzione culturale prestigiosa come la Scala con il suo brand è chiamata a ripulire. – arriveranno i regnanti di 80 paesi e i loro cortigiani a seguito, la Troika (BCE – CEE – FMI) responsabile del massacro dei popoli con le loro e politiche di austerità, e noi dovremmo suonare o suonargliele? «Non lavoreremo – scrivono i lavoratori – semplicemente perché siamo lavoratori e il Primo Maggio è la nostra festa comandata. Giornata di fratellanza universale, devozione e appartenenza a una storia condivisa da milioni e milioni di lavoratori in tutto il mondo da generazioni (…)Non lavoreremo perché crediamo nei legami di solidarietà che trasformano le scelte individuali in scelte collettive; nel lavoro come strumento d’emancipazione e partecipazione sociale. Soprattutto oggi, che il lavoro è tornato a essere una merce comprata al minor prezzo e a minor tutele possibili sul mercato; che nella nuova alfabetizzazione servile i diritti li chiamano privilegi, infangando la memoria di chi per questi diritti ha lottato, s’è sacrificato, è andato in prigione, ha dato la vita. Diritti collettivamente conquistati a duro prezzo, di conseguenza a duro prezzo collettivamente da difendere». Un’eredità che non delapideremo come ha fatto fin qui il ceto politico-sindacale.

Ci vediamo martedi 17 febbraio ore 21 in via Confalonieri 3 “Piano terra” Quartiere Isola

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