ACCORDI A PERDERE, PER GLI OPERAI

Redazione, invio il testo di un volantino distribuito al presidio dell’Ansaldo di Goia del Colle.  Saluti. Sindacati e politici eseguono gli ordini dei padroni Ansaldo Caldaie, OM Carrelli elevatori, Bari Fucine Meridionali, Bridgestone, Natuzzi, ecc.: il copione è sempre lo stesso in tutte le fabbriche. Padroni, sindacalisti e politicanti hanno abituato gli operai a perdere. Il padrone, quando non fa più abbastanza profitti sfruttando gli operai, dichiara la crisi dell’azienda o la chiude subito. Il costo ricade sugli operai: cassintegrati o licenziati, alla fame. I sindacalisti chiedono tavoli di confronto, organizzano qualche viaggio a Roma o processione di protesta, […]
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Redazione,

invio il testo di un volantino distribuito al presidio dell’Ansaldo di Goia del Colle.

 Saluti.

Sindacati e politici eseguono gli ordini dei padroni

Ansaldo Caldaie, OM Carrelli elevatori, Bari Fucine Meridionali, Bridgestone, Natuzzi, ecc.: il copione è sempre lo stesso in tutte le fabbriche.

Padroni, sindacalisti e politicanti hanno abituato gli operai a perdere.

Il padrone, quando non fa più abbastanza profitti sfruttando gli operai, dichiara la crisi dell’azienda o la chiude subito. Il costo ricade sugli operai: cassintegrati o licenziati, alla fame.

I sindacalisti chiedono tavoli di confronto, organizzano qualche viaggio a Roma o processione di protesta, ci invitano a stare buoni, poi firmano un accordo di ristrutturazione o messa in cassa integrazione, presentandocelo come una conquista.

I politicanti ci invitano a stare buoni e invocano gli ammortizzatori sociali, lo stato ci mette qualche euro e finisce là.

Se la fabbrica chiude, andiamo tutti in mezzo alla strada, a morire di fame. Se la fabbrica non chiude, una parte di noi va comunque in mezzo alla strada e quelli che rimangono lavorano il doppio per gli stessi soldi e con meno diritti di prima.

 

Operai dell’Ansaldo, questa è l’amara realtà che viviamo ogni giorno. Con i loro tavoli concertativi e accordi storici, i sindacati ci stanno mandando allo sbando. Qualche esempio.

All’Om Carrelli elevatori, dopo la decisione della Kion di chiudere la fabbrica, per 300 operai si è aperto da luglio 2011 una lunga trafila di tavoli di trattative per mendicare il mantenimento del posto di lavoro e di promesse svanite nel nulla: una continua tribolazione da un tavolo all’altro, da una riunione all’altra. Ora tutti in mobilità, licenziati.

Alla Bari Fucine meridionali, lo scorso ottobre, la multinazionale ceca Dt ha messo 100 operai in mobilità. Dopo più di un mese di presidio i sindacati lo hanno smobilitato facendo passare la cassa integrazione fino a febbraio.

Alla Natuzzi da anni gli accordi firmati dai sindacati hanno portato gli operai prima alla cassintegrazione e poi al licenziamento.

Alla Bridgestone i sindacati hanno firmato un accordo che ha dichiarato mezza popolazione aziendale in esubero (377), tagliato diritti decennali e consegnato a chi rimane salari da fame.

 

Arriva un momento, però, che la misura è colma. Piuttosto che accettare la fame, gli operai di alcune fabbriche hanno deciso di resistere presidiando od occupando gli stabilimenti. Il primo esempio è stato l’Innse di Milano: il padrone voleva chiudere la fabbrica, i sindacalisti volevano firmare l’accordo sulla dismissione e sugli ammortizzatori sociali, gli operai decisero di non andare a casa e dopo più di un anno di lotte e di duro presidio hanno vinto.

Le lotte di questi operai sono esempi da seguire. Basta con le continue prese in giro dei tavoli di trattative, i quattro soldi della cassa integrazione, la mobilità, i licenziamenti.

Operai, occupiamo le fabbriche e portiamo la nostra lotta nelle città.

Operai, coordiniamoci, uniamoci. La lotta di una fabbrica è la lotta di tutti gli operai.

 

    Associazione per la Liberazione degli Operai-Sez. Bari

Ansaldo

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