STORIE DI VITA

STORIE DI VITA DI UNA BRACCIANTE, SECONDA PARTE. Dopo un po’ di tempo “presto” di nuovo la tastiera a mia sorella, bracciante agricola, per raccontare altre vicende lavorative, sue e di altri braccianti. Una volta si diceva che “il personale è politico”, in quest’epoca, qualunquista e individualista non ciò non è più di moda, ma io voglio parlare di una vicenda personale per ricavarne conseguenze politiche. Mia sorella ha un tumore al seno, probabilmente acquisito, anche, per il suo lavoro, ed è di questo che voglio parlare prestandole di nuovo la tastiera per farle raccontare le condizioni dei braccianti […]
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STORIE DI VITA DI UNA BRACCIANTE, SECONDA PARTE.

Dopo un po’ di tempo “presto” di nuovo la tastiera a mia sorella, bracciante agricola, per raccontare altre vicende lavorative, sue e di altri braccianti. Una volta si diceva che “il personale è politico”, in quest’epoca, qualunquista e individualista non ciò non è più di moda, ma io voglio parlare di una vicenda personale per ricavarne conseguenze politiche. Mia sorella ha un tumore al seno, probabilmente acquisito, anche, per il suo lavoro, ed è di questo che voglio parlare prestandole di nuovo la tastiera per farle raccontare le condizioni dei braccianti a continuo contatto con i prodotti tossici usati in agricoltura. Molto spesso su queste pagine si è parlato, giustamente, della condizione operaia delle fabbriche, ma tra i braccianti vi è anche un’elevata mortalità, per varie cause, ma anche per tumori e malattie degenerative; nessuno, però se ne occupa perché, molto spesso essi costituiscono il livello più alto dello sfruttamento: nessun si interesserà mai di quanti immigrati muoiano di tumore anche perché hanno lavorato nei campi!

Anche in questo caso alla fine mi firmerò “una bracciante” perché tutto ciò che sarà raccontato, è reale, invito i braccianti a uscire allo scoperto denunciando la loro condizione.

PIERO DEMARCO

DOPO UNA VITA DI SACRIFICI, AVRO’ ANCORA UN FUTURO?

Quando una persona ha lavorato un’intera esistenza, sotto il sole e la pioggia, cerca di programmarsi un minimo di vecchiaia serena: veder crescere i nipotini, coltivare un pezzettino di terreno per ricavarne qualche frutto e verdure genuini.   Ai poveri cristi, però, non è permesso di fare progetti!  Cos’ì dopo aver appreso che non posso andare in pensione prima di 65 anni, altri otto anni di lavoro (vorrei far lavorare i politici che fanno le leggi sotto un tendone con 40° C di temperatura!), prima di Natale mi è stato diagnosticato un cancro al seno! Sono cose che ti fanno cadere le braccia, anche perché ho visto morire mia sorella, anche lei bracciante (un caso?), morta tra atroci sofferenze per un carcinoma mammario che ha invaso e corroso le ossa! I medici mi dicono che probabilmente è la mia famiglia a essere suscettibile a questo male, io sono convinta, invece, che le cose stiano diversamente: perché sono ormai poche le donne che conosco ad avere un seno integro, specialmente tra le mie colleghe, molte delle quali passate a “miglior vita”? Allora mi vengono in mente tanti episodi della mia vita lavorativa e li collego con i miei problemi di salute.

In estate, dopo una giornata sotto i tendoni, ogni giorno mi sono trovata, spesso, con le mani imbrattate di azzurro, cioè dei prodotti utilizzati per le malattie della vite da tavola. L’odore acre dei prodotti penetra anche i capelli e gli indumenti, non se ne va neppure dopo la doccia. Tutto questo per diversi mesi l’anno! In verità basterebbe poco per evitare questo strazio, rimandare di qualche giorno i trattamenti, dopo che si completano i lavori di acinellatura che si svolgono in piena estate. Se una volta, però, i piccoli proprietari dei tendoni, anche loro lavoratori, usavano quest’accortezza, i grandi proprietari attuali se ne fregano della nostra salute, fanno i trattamenti programmati anche il giorno prima, pur sapendo che per qualche giorno dobbiamo lavorare noi. Più volte mi sono lamentata del problema con i caporali (sono stata sempre una testa calda), ma mi hanno sempre ignorata. Neanche i sindacati hanno mai imposto un minimo di rispetto di regole per la tutela della nostra salute. I profitti sono più importanti. Da fastidio il non rispetto delle nostre persone. Una volta, in particolare, un contadino di un tendone vicino stava facendo un trattamento mentre noi lavoravamo, il vento contrario trascinava tutto il prodotto su di noi. Allora il gruppo delle più scalmanate è intervenuto, con delle pietre in mano: “Se non te ne vai da qui, ti prendiamo a pietrate, abbi rispetto per delle persone che stanno lavorando”.

La gente non capisce che noi braccianti siamo i primi a subire le conseguenze dei prodotti usati in agricoltura, ma anche coloro che “tastano il polso” della salubrità dei cibi che finiscono sugli scaffali dei mercati: quando raccogliamo l’uva o la verdura e ci sporchiamo le mani di pesticidi, c’è qualcosa che non va, vuol dire che c’è stato un trattamento poco prima, e ciò non è consentito. Quando ho fatto rilevare questo ai proprietari, mi sono sentito rispondere: “Che me ne frega, mica li devo mangiare io, a me interessa salvare la produzione.” Così quando sento parlare degli effetti benefici della frutta e della verdura mi viene da ridere, la gente non è ha conoscenza di ciò che mangia! Alle volte ho lavorato per aziende biologiche e li non ci sono i problemi che ho descritto prima, allora non capisco, perché ci deve essere il cibo dei poveri e quello per i ricchi, perché si usano i pesticidi se è possibile produrre frutta e verdura senza trattamenti chimici innaturali?

Adesso, dopo tanto tempo passato sotto il sole e al freddo, aspetto i risultati degli ultimi esami per sapere che tipo di tumore ho, se ci sono metastasi. Mi sarà concesso di veder crescere i miei nipotini, non lo so. In che misura i pesticidi “forzatamente” assunti sono responsabili dello sviluppo della mia malattia, non posso saperlo, ma certo nessuno sarà mai condannato per tutta la sofferenza prodotta.

UNA BRACCIANTE

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