I nuovi incapienti

  Caro Direttore, con la retta e le agevolazioni di cui godono, i parlamentari superano i 20 mila euro al mese. Ma li usano per la bella vita e i cazzi loro. Per fare politica (antioperaia e antipopolare), pretendono altri soldi. Solo per questo meritano delle gran legnate. Riporto da un articolo dalla “Repubblica” i loro piagnistei. Saluti da un lettore I bilanci dei partiti sono precipitati dopo la sforbiciata al Bancomat del finanziamento pubblico. I numeri parlano da soli: Pd, Forza Italia, Pdl e Lega – il Movimento5stelle, che ha rinunciato ai contributi, non presenta rendiconto economico – […]
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Caro Direttore, con la retta e le agevolazioni di cui godono, i parlamentari superano i 20 mila euro al mese. Ma li usano per la bella vita e i cazzi loro. Per fare politica (antioperaia e antipopolare), pretendono altri soldi. Solo per questo meritano delle gran legnate. Riporto da un articolo dalla “Repubblica” i loro piagnistei.

Saluti da un lettore

I bilanci dei partiti sono precipitati dopo la sforbiciata al Bancomat del finanziamento pubblico. I numeri parlano da soli: Pd, Forza Italia, Pdl e Lega – il Movimento5stelle, che ha rinunciato ai contributi, non presenta rendiconto economico – hanno chiuso il 2013 in passivo di 55 milioni. E tutto lascia prevedere che la voragine sia destinata ad allargarsi: i 290 milioni di aiuti di stato incassati nel 2010 sono un ricordo del passato. Oggi sono scesi a 91 milioni e nel 2017 spariranno del tutto.

Tutto l’arco costituzionale è stato costretto così a mettersi a dieta. Il Pd, in passivo nel 2013 per 10 milioni di euro (vedi scheda a parte per i dettagli), ha affidato allo studio legale Dla Piper un’analisi sui suoi conti. Scoprendo di spendere troppi soldi nelle forniture – “le abbiamo già tagliate del 40%”, garantisce il tesoriere Francesco Bonifazi – per le segreterie e le trasferte e per le elezioni. Il Nazareno ha varato così una drastica terapia di tagli che dovrebbe portare a chiudere il 2014 “in pareggio senza toccare i livelli occupazionali”. Ricorrendo al limite, dice il tam tam del partito, allo strumento della solidarietà.

In acque agitate naviga anche Forza Italia. “Siamo con l’acqua alla gola”, ha detto secco Silvio Berlusconi nei giorni scorsi ricordando , dicono le indiscrezioni, che al partito servono almeno 30 milioni. Lui la sua parte l’ha già fatta. A febbraio ha firmato un assegno da 15 milioni per saldare i debiti del partito con il Pdl e ha garantito 87 milioni sui suoi debiti. I conti però non tornano lo stesso e Fi ha chiuso l’ultimo esercizio con un passivo di 15 milioni.
Lo stato di salute della Lega è stato sintetizzato con chirurgico pessimismo dal segretario amministrativo Stefano Stefani: “Abbiamo due anni di vita”, ha detto. Il 2013 si è chiuso in passivo per 14,4 milioni. Pesano i crolli delle quote associative ma anche i tre milioni di spese legali eredità del caso Belsito.E il collegio sindacale ha scritto nero su bianco che senza un piano di tagli immediato il futuro del movimento è a rischio. Chi invece pare già condannato è il Pdl, svuotato politicamente dal divorzio tra l’ex-Cavaliere e Alfano ma rimasto a fare i conti con la loro eredità finanziaria. In soldoni un passivo di 14 milioni e tanti debiti da pagare (18 milioni) malgrado sia stato tagliato quasi tutto il tagliabile. Compresi 41 posti di lavoro.

La cura dimagrante dei partiti, insomma, è solo all’inizio. I tagli ai contributi pubblici obbligheranno tutti a lavorare ancora di lima e di forbice in attesa che entri a regime il 2 per mille e si riesca a strutturare con maggior professionalità un sistema di contributi privati. Anche perché la fedeltà patrimoniale dei Parlamentari (con un quadro politico in continuo movimento e partiti che nascono, crescono e si sciolgono nell’arco di pochi mesi) è sempre più bassa. Sia la Lega che Forza Italia hanno registrato un elevato tasso di morosità tra i loro onorevoli sul fronte dei versamenti delle loro quote al partito.

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