Terza settimana di sciopero davanti ai cancelli  

Terza  settimana di sciopero davanti ai cancelli della Dielledi  Cassina de’ Pecchi. L’azienda ormai sta correndo ai ripari tramite misure lavorative di emergenza, dirottando cioè il lavoro verso aziende esterne La trattativa in prefettura  ha messo l’azienda ulteriormente alle strette, dato che anche la rappresentanza locale del governo, ha sostenuto la necessità di trovare un accordo che parta dall’aumento della paga base e demandi ad un prossimo futuro la discussione sui presunti esuberi lamentati dalla Dielle (che in realtà ha affermato che provvederà a licenziare 25 operai non graditi per il loro comportamento anti-aziendale e pretendendo che la questione […]
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Terza  settimana di sciopero davanti ai cancelli della Dielledi  Cassina de’ Pecchi.

L’azienda ormai sta correndo ai ripari tramite misure lavorative di emergenza, dirottando cioè il lavoro verso aziende esterne
La trattativa in prefettura  ha messo l’azienda ulteriormente alle strette, dato che anche la rappresentanza locale del governo, ha sostenuto la necessità di trovare un accordo che parta dall’aumento della paga base e demandi ad un prossimo futuro la discussione sui presunti esuberi lamentati dalla Dielle (che in realtà ha affermato che provvederà a licenziare 25 operai non graditi per il loro comportamento anti-aziendale e pretendendo che la questione facesse parte della trattativa)

Lo sciopero ovviamente continua e la stessa CUB, il sindacato (di base) che aveva sottoscritto l’accordo messo in discussione dallo sciopero, è stata costretta a cambiare posizione e, allo stesso tempo, ha scaricare i suoi ultimi iscritti che stanno adottando una linea crumira

Giovedì prossimo nuovo passaggio (risolutivo?) in prefettura per definire i termini dell’accordo a partire dalla posizione, ormai inavovibile, degli operai in sciopero, che rivendicano un aumento salariale transitorio (fino a dicembre 2014) di 1,25€ all’ora

Contemporaneamente il presidio permanente si pone l’obiettivo di estendere la battaglia nel quartiere proletario “satellite” di Pioltello dove la maggioranza di loro risiede e che fu già teatro di diverse mobilitazioni “ai tempi” della lotta in Esselunga
I cerchi della storia si ricongiungono grazie alla lotta di classe e diventano stimolo concreto per proseguire ed estendere l’iniziativa dal basso

Il 24/05/2014 12.59, Fabio ha scritto:

Dielle (Cassina de’ Pecchi): prosegue e si rafforza lo sciopero contro la schiavitù operaia!

Dopo una settimana di inutili tentativi di imbastire una trattativa con i padroni (che hanno dichiarato di potersi permettere, al massimo, 0,50€ di aumento all’ora, affermando contemporaneamente di voler ricorrere alla CIG per via di 15 esuberi), il blocco totale delle lavorazioni e del flusso delle merci, ha spinto le forze dell’ordine a intervenire e a minacciare l’uso della forza
Alla “spicciolata”, tra le 13 e le 16, sono quindi giunti 8 blindati della celere (fra polizia e carabinieri). Tutti i lavoratori e diversi militanti solidali appartenenti alle forze più disparate della zona (fra questi persino alcuni rappresentanti delle forze del centro sinistra in lizza per le elezioni del sindaco di domani) hanno deciso di dar vita ad un sit-in davanti ai cancelli decisi a non muoversi di un millimetro

Nonostante rapporti di forza militare complessivamente favorevoli alle forze militari dello stato, sulla bilancia pesavano troppo le motiviazioni degli operai e della loro protesta e il crescente sostegno che la lotta ha incassato durante la settimana, innanzitutto quella dei Cobas della zona (DHL e Number one). Gil operai della Dielle non hanno quindi smesso di scandire slogan e di perseguire la linea della resistenza passiva, incatenati l’uno all’altro, nemmeno quando gli 80 celerini, hanno indossato i caschi. Le trattative telefoniche dei loro dirigenti di piazza lasciavano palesemente intendere che l’attacco sarebbe stato difficile da gestire.
Dopo lunghe e convulse trattative i dirigenti della questura propongono agli operai di lasciar passare due camion in entrata (ma da un cancello posteriore) e di farne infine uscire uno, garantendo, in cambio, che l’azienda rinuncerà al tentativo di utilizzare crumiri esterni per le lavorazioni che di solito si svolgono al sabato e alla domenica (tentativi in ogni caso finora respinti), che non ci sarà uletriore mobilitazione della celere, e di impegnarsi per coinvolgere la prefettura per sbloccare la trattativa e costringerer l’azienda a sedersi al tavolo di una trattativa “ufficiale”
La valutazione che un camion carico di plastica contro i 25 che scandiscono, mediamente, l’attività dell’azienda non avrebbe ammortizzato neanche minimamente il danno economico subito e che questura non vedeva l’ora di sganciarsi e abbandonare il terreno di una possibile e assai scomoda battaglia, ha indotto il picchetto ad accettare la messa in scena di un cordono di celere che creava un corridoio fra il sit-in e i due camion che entravano.
Il sesto giorno di sciopero si conclude così con alcuni risultati fondamentali: lo sciopero prosegue compatto, le forze dell’ordine sono state sostanzialmente neutralizzate, la solidarietà attiva con questa vertenza si estende e crea condizioni più favorevoli per iniziare la seconda settimana di battaglia. Una battaglia che introduce il SI.Cobas nel settore della produzione diretta di plus-valore, al cuore cioè del meccanismo di accumulazione di cui si nutre il capitalismo, oggi come ieri, lasciando presagire la possibilità di una nuova fase di sviluppo del sindacato nei magazzini e forse anche di radicamento territoriale

SI.Cobas Milano

 

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