La Cementir spegne l’altoforno presidio degli operai in fabbrica

Operai Contro, I lavoratori della Cementir di Taranto da ieri manterranno, insieme ai sindacati Feneal, Filca e Fillea, un presidio davanti ai cancelli del cementificio sulla statale 106 per protestare contro la decisione del gruppo Caltagirone di chiudere l’area a caldo dello stabilimento di Taranto e ridurre il personale. Il 9 gennaio, è previsto un incontro istituzionale che si terrà a Bari nella sede della Regione con i dirigenti dell’azienda del gruppo Caltagirone, sindacati e gli assessori regionali al lavoro Leo Caroli e sviluppo economico Loredana Capone. “Ci preoccupa all’inizio di un nuovo anno – sottolinea in una nota Vito […]
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Operai Contro,

I lavoratori della Cementir di Taranto da ieri manterranno, insieme ai sindacati Feneal, Filca e Fillea, un presidio davanti ai cancelli del cementificio sulla statale 106 per protestare contro la decisione del gruppo Caltagirone di chiudere l’area a caldo dello stabilimento di Taranto e ridurre il personale.

Il 9 gennaio, è previsto un incontro istituzionale che si terrà a Bari nella sede della Regione con i dirigenti dell’azienda del gruppo Caltagirone, sindacati e gli assessori regionali al lavoro Leo Caroli e sviluppo economico Loredana Capone.

“Ci preoccupa all’inizio di un nuovo anno – sottolinea in una nota Vito Galeandro, della Rsu Fillea Cgil – lo scandire del tempo che per Taranto ha il suono scoraggiante delle parole che si sentono all’interno dello stabilimento”. Il rappresentante sindacale fa riferimento alle informazioni giunte dalla direzione aziendale che ha annunciato lo spegnimento del forno per la macinazione dall’1 gennaio ad almeno il 15 marzo prossimo e che “fino ad allora la forza lavoro sarà ridimensionata come se la Cementir di Taranto fosse un centro di macinazione e non anche di produzione del cemento”.

Una situazione che Antonio Stasi, segretario generale Fillea di Taranto, definisce di “grande pericolo. Un forno che viene spento, così come viene addotto dall’azienda, per motivi tecnici – osserva – in caso di manutenzione anche straordinaria non ci mette tutto questo a ripartire, senza peraltro nessuna certezza della ripartenza dopo il 15 marzo. In più ci appare paradossale una situazione come questa in presenza di commesse già acquisite, come quella di 18mila tonnellate, e altre in itinere, con un forno spento e il clinker acquistato all’esterno dalla Buzzi.

Bravi gli operai della Cementir che hanno reagito immediatamente di fronte alla decisione dell’azienda di spegnere l’altoforno della fabbrica, sanno benissimo che fermando l’altoforno difficilmente potranno riprendere il lavoro per consegnare le nuove commesse di lavoro già acquisite.

Bravi gli operai della Cementir che protestano con un presidio ad oltranza e se sarà necessario sono pronti ad occupare la fabbrica.

Bravi gli operai della Cementir che sono determinati nella lotta contro il padrone che vuole ridurre il personale, si sono organizzati bene e non hanno paura delle minacce dei dirigenti aziendali.

Gli operai della Cementir se non delegheranno a nessuno i loro interessi sicuramente renderanno difficile per il padrone il piano di smantellamento della fabbrica. 

Un operaio di Taranto. 

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